Siamo nell’agosto del 2000, nell’isola (immaginaria) della Manica di Mornesey, un luogo storico che si narra fosse una delle tante proprietà del magnifico Cardinale Mazzarino e al quale, a imperitura memoria, è stata eretta una statua. Mazzarino, ricchissimo alto prelato di origine italiana, fu un gran personaggio nella storia di Francia e nel romanzo si cita una lettera di Madame de Sévigné indirizzata a sua figlia in cui descrive entusiasticamente dell’inesuribile fonte di ricchezza proveniente dall’Isola con la quale Sua Eminenza aveva saputo corrompere la corte: La follia Mazarino. Addirittura senza quel tesoro l’incoronazione del suo pupillo Luigi XIII non sarebbe stata altrettanto fastosa… Dopo circa dieci anni di lontananza, il quasi sedicenne Colin Remy, decide di tornare sull’isola di Mornesey, dove ha passato i primi sei anni d’infanzia, con la scusa di frequentare un corso di vela ma in realtà alla ricerca dei suoi ricordi di allora. Infatti proprio a quell’isola anglo-normanna di Mornesey è legata la tragedia della sua vita. A Mornesey suo padre Jean, archeologo e sua madre Anne, avevano creato una fondazione per portare avanti gli scavi legati all’antica abbazia di Saint Antoine, sotto la quale un labirintico dedalo di cunicoli testimoniavano la presenza per secoli di frati benedettini e in seguito, con il sostegno di un vecchio amico miliardario avevano creato una società per valorizzare meglio il circondario. Ma proprio là, quando Colin aveva appena sei anni, era successo il dramma. Suo padre si era suicidato dopo uno scandalo provocato dal crollo del cantiere da lui diretto che aveva causato la morte di tre operai sull’isola e, in seguito sua madre, era deceduta in un incidente stradale, Colin era stato praticamente adottato dagli zii ed era cresciuto con loro. Negli anni successivi, però, tante cose non dette, certi silenzi avevano fatto crescere in lui il sospetto, e poi la convinzione, che il padre non fosse morto davvero: c’erano stati strani e dubbi indizi, erano saltate fuori vecchie foto, aveva sentito parole scambiate a mezza bocca dagli zii….. I suoi primi giorni a Mornesey scorrono lenti e noiosi, non ama la vela, vive con indifferenza l’esperienza condivisa con altri ragazzi, unico rapporto che funziona quello con Armand, il suo minuscolo e geniale vicino di letto e di barca. Ma pian, piano tutto cambia completamente e l’impossibile sembra diventare possibile.
Colin scoprirà che suo padre Jean non si dedicava soltanto all’archeologia lavorando agli scavi e al restauro della vecchia abbazia di Saint-Antoine, ma era anche sulle tracce di un tesoro leggendario chiamato la Follia Mazzarino.
Scopre che l’isola delle vacanze è in realtà un’isola di criminali. Scopre anche che i parenti possono diventare serpenti.Non basta, bisogna guardarsi le spalle perché nell’isola, che è anche sede da secoli di un penitenziario di massima sicurezza, c’è stata un’evasione. Due criminali sono in fuga tallonati dalle forze dell’ordine. C’è stato anche un morto. Insomma in poche ore quell’isola diverrà il palcoscenico di romanzesche avventure, di delitti, di minacciose scoperte. Il povero Colin che, suo malgrado, dovrà rendersi conto di essere l’unico fiduciario di un misterioso segreto che quegli stessi criminali stanno affannosamente cercando, dovrà sbrogliarsela in qualche modo, sfuggendo anche a un vecchio barbone sempre ubriaco, e magari invece far conto su un ambizioso e duttile giornalista locale, un saggio vecchio notaio, una matura segretaria comunale ancora sexy che cavalca internet come un cowboy e un giovane geniale poliziotto stagionale, intraprendente e curioso, dall’improbabile nome Simon Casanova. “La Follia Mazzarino” è, a detta dello scrittore, il suo primo racconto e certamente uno dei primi libri scritti da Bussi, il professore universitario normanno, direttore di ricerca al Cnrs francese, di cui si sono già letti ottimi gialli senza protagonisti seriali. Ha un certo spiritoso sapore di opera prima, più avventuroso che mai ma non per questo ha qualcosa da invidiare ai successivi. Anzi! Bussi l’ha ripubblicato nel 2018 , facendo qualche piccola correzione nel testo, ma soprattutto con l’indovinato inserimento nella piccola squadra di Colin e Armand, gli adolescenti protagonisti, di una compagna, una coetanea, Madiha. E per fortuna di Colin, la sua piccola squadra, formata da Madiha, frizzante ed stravagante sedicenne, da Armand, l’amico mingherlino con quoziente d’intelligenza 140 e dall’addetto alla sicurezza stagionale dell’isola, Simon Casanova, entra in azione. Con loro Colin riuscirà ad affrontare l’avventura e gli spettri del suo passato, passando dall’ondulata superficie dell’oceano ai labirintici sotterranei dell’isola in caccia di suo padre e di la Follia Mazzarino, il tesoro sotterrato chissà dove ma che potrebbe assicurare ricchezza e fama, tallonato da delinquenti senza scrupoli decisi a estorcergli il suo misterioso segreto.
In La follia Mazzarino, romanzo pieno di gustosi aneddoti storici, non mancano gli altri temi cari allo scrittore: scambi di persona, ricerca dell’identità, rapporto genitori-figli con implicazioni sul senso di genitorialità, confronti generazionali, assunzione di coraggiose responsabilità morali. Un romanzo spettacolare arricchito da una variegata serie di personaggi che, in un dinamico crescendo rossiniano, parte in sordina per poi trasformarsi in una serie di stupefacenti avventure che mirano al ritrovamento di un tesoro vero e nascosto in un sotterraneo? Ma quale tesoro? E di cosa si tratta esattamente? Oddio un piccolo errore quasi “imperdonabile ci sarebbe. Ad agosto del 2000, l’Euro non era ancora in circolazione, forse era meglio continuare a parlare di franchi… Ma a parte questo piccolo neo, a conti fatti La follia Mazzarino è un romanzo piacevole che ci regala quel tocco in più denso di avventura e di mistero rispetto a un giallo tradizionale. Con, come al solito, tanti colpi di scena e sorprese ai quali ci ha abituato Bussi.