La detective ipovedente Blanca ritorna sulle scene insieme ai suoi colleghi, il commissario Martusciello, l’agente scelto Carità, Liguori e Micheli: questa volta si ritrovano a dover risolvere due casi apparentemente scollegati, il traffico di animali illegali provenienti dall’estero e la morte di una donna, apparentemente avvenuta a causa del morso di un ragno, rarissimo e letale.
Nel commissariato regna l’anarchia, ognuno sa solamente un pezzo della storia e spesso lo nasconde agli altri, il puzzle fatica a comporsi fino all’ultimo perché le vicende personali dei personaggi si ergono come muri tra di loro: ognuno come un animale ferito cerca con le proprie forze di aprirsi la strada verso la verità, senza accorgersi di essere mutilati lontani dal resto della squadra.
Il romanzo, che solo all’apparenza può essere classificato come giallo, nasconde in sé l’anima di un testo psicologico: la voce che ci parla, Blanca, è una donna matura, cosciente e consapevole e proprio per questo affascinante nella sua imperfezione. Riesce a tumulare i suoi reali sentimenti sotto metri di parole, perché non potendo usare il senso più importante, quello della vista, è costretta a costruirsi le immagini usando le descrizioni, “le parole sono roba mia” dice, ed è una delle poche cose sincere che dirà ad alta voce.
Blanca è una “donna di ombre” soprattutto perché si nasconde alla vista degli altri, non vuole che gli altri la vedono come lei non può vedere se stessa. Ma esiste uno spazio nella sua mente e sulla carta dove riversa l’onestà che nega agli altri, dove si interroga sul tradimento, sulla fedeltà, sulla verità e sul coraggio, sulla ragione e sui segreti.
I capitoli in cui è lei a prendere la parola sono le terminazioni nervose del romanzo, ne mettono a nudo i punti critici e fanno emergere l’intensa analisi dei comportamenti umani che porta avanti l’autrice. Tutto ciò che succede è solamente un pretesto per farli agire, ognuno in modo diverso, talvolta incomprensibile.
In questa storia si nominano spesso animali esotici, in estinzione, preziosi, mitologici, ma quelli senza dubbio più ingombranti albergano nei personaggi; fuori composti e fin troppo rispettosi gli uni degli altri, dentro padroni di “male bestie” in preda a istinti naturali che tentano con fatica di combattere e ammaestrare, sono bestie molto più pericolose di quelle che si trovano in natura perché agiscono subdolamente, strisciando tra gli organi interni e acciaccandoli oppure attaccando gli altri tramite la bocca del loro ospitante.
“La mala bestia. Ha tante sorelle, più piccole, più grandi. Scappano da tutte le parti. Non stanno ferme in un solo posto, le male bestie. Sono sciami, masse, maree. Si spostano. Invadono, mangiano, succhiano. Rubano la vita. Ci costringono a schiacciarle e a sentire il rumore dello scheletro che si frantuma, camminiamo e caviamo occhi, rompiamo bocche, strappiamo zampe. Per forza, o noi o loro.”