Elaborare il lutto che ha colpito lei e la sua famiglia. Una storia intensa, dove i comportamenti di Camelia, la protagonista del romanzo “Settanta acrilico trenta lana”, scritto dalla 23enne Viola di Grado, vengono descritti perfettamente dalla giovane autrice. Dal 19 gennaio in libreria questa sua prima fatica ha già fatto parlare in positivo molti addetti ai lavori.
La mia curiosità è stata ripagata ed ho potuto “incontrare” grazie alla tecnologia Viola di Grado e l’ho intervistata.
Mi farebbe piacere che lei presentasse Viola di Grado ai lettori del mio blog?
“Ho 23 anni, studio filosofia cinese, suono il flauto traverso, amo fare collages con stoffe, biglietti e bottoni, carte di biscotti, e qualsiasi cosa, ma anche fare gioielli con gli oggetti trovati a terra”.
Dove vive?
“Stanza C173 del dormitorio dell'università di Londra”.
La sua giornata tipo?
“Cammino molte ore, fermandomi a scrivere o a fotografare, ma vado anche a lezione, e la notte scrivo o (ri)vedo film. Ma dipende, non ho orari fissi, mi piace scivolare fuori dal tempo, fare le cose negli orari sbagliati”.
“Settanta acrilico trenta lana” il suo primo libro che sta andando bene nelle vendite come lo racconterebbe per invogliare i lettori all’acquisto?
“La mia storia - a causa di un trauma subito dalle protagoniste - si trova in un luogo esterno al linguaggio, dove le parole non hanno più senso: madre e figlia si parlano con lo sguardo, e quando le parole escono sono materia ottusa, infatti Camelia le vomita quando ricomincia a parlare. E volevo usare io stessa le parole come se partissero da zero e le dovessi risignificare, in modo che chi legge percepisca uno slittamento di senso rispetto al loro significato comune. E' una storia di parole crude, sì, e di buchi profondi dove si può cadere da un momento all'altro”.
Gli addetti ai lavori lo hanno giudicato interessante e le recensioni sono molto positive: ma lei cosa si aspettava di leggere e non è stato ancora scritto su “Settanta acrilico trenta lana”?
“Ancora è presto per dire cosa non è stato detto, ma vorrei che la gente, dopo averlo letto, si chiedesse in stato confusionale: in che mese siamo? che stagione? che anno?”.
Cercando notizie su di lei ho scoperto che all’età di 5 anni già scriveva, si ricorda la sua prima storia messa su carta?
“Sì. L'ho scritta appunto a 5 anni. Parlava di un orso che tentava ripetutamente di suicidarsi”.