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Chi ha paura del pan di serpe?

Autore: Emiliano Reali
Testata: Huffington Post
Data: 3 settembre 2019
URL: https://www.huffingtonpost.it/entry/chi-ha-paura-del-pan-di-serpe-oltre-la-paura-di-cio-che-ci-dicono-di-temere_it_5d6e2103e4b0cdfe0574ffbd

A.L. Kennedy è stata nominata due volte per il “Granta Best of Young British Novelist” e i suoi libri sono tradotti in molte lingue. Scrittrice poliedrica, la cifra stilistica che la contraddistingue testimonia una spiccata capacità descrittiva, sia da un punto di vista fisico che emotivo. Con “Il piccolo serpente” (edizioni e/o, 2019) regala ai lettori una parentesi di tenerezza, profondità e disincanto.

Lanmo è un piccolo serpente, un magico e bellissimo piccolo serpente, le cui squame dorate suonano, vibrano, brillano, sfavillano a seconda del suo volere. Col suo splendore, la voce magnifica, gira il mondo per metter fine alla vita degli umani. Non tutti lo vedono, molti lo temono.

Lanmo con rapidi guizzi della lingua legge le emozioni, gli avvenimenti, le persone, non c’è nulla che possa sfuggire alla sua capacità percettiva. L’incontro con Mary, che percorre il suo giardino grande meno di una tovaglia a passi piccolissimi, lo cambierà per sempre. La visiterà varie volte, constatando ogni volta quanto tempo sia passato per la sua amica umana, tempo ininfluente per lui, piccolo traghettatore di anime squamoso. Lui, anche se lontano, le manda ogni notte sogni bellissimi che rendano lieto il riposo.

Mary con la dolcezza, la spontaneità e la fiducia nel prossimo che la contraddistinguono riuscirà a umanizzare il piccolo serpente. Così Lanmo si troverà a dover imparare a gestire la rabbia, convivendo coi sensi di colpa di quando questa lo ha sopraffatto. Scoprirà cosa è l’amore e quanto sia terribile.

Il piccolo cuore serpentino di Lanmo per la prima volta batterà e lui sorriderà, per quanto sia improbabile che un serpente lo faccia; imparerà ad ascoltare i desideri delle persone buone prima di mettere fine alla loro esistenza e talvolta li realizzerà per consentirgli di andarsene leggeri, portando però in sé il peso del proprio operato:

“Quando si svegliò pianse. Non era mai successo prima e, poiché tutto gli sembrava così strano, Lanmo capì di dover andare da Mary. Avrebbe chiesto a lei di spiegarlo”.

Sì, proprio lui, per il quale le vittime erano sempre state solo nomi da cancellare, ricevuto il dono dell’amicizia più pura sarà travolto dalle emozioni che mutano le cellule.

“Il mondo non ha conosciuto una sola notte in cui io non abbia viaggiato da un paese all’altro per compiere il mio lavoro. Ma oggi resterò qui e nessuno mi incontrerà né lascerà la vita a causa mia. E questo solo per te”.

Il piccolo serpente sposerà Mary e Paul (il suo fidanzato) e gli farà dono di un luogo dove vivere sereni e di due delle sue preziose squame incantate atte a sigillare il loro amore.

Sono svariati gli insegnamenti che questo piccolo libro porta in sé, non avere paura di quello che ci insegnano a temere per esempio è una chiara spinta a mantenere viva la propria individualità.

“Ma tu non sei un serpente – sei mio amico”.

“Il piccolo serpente” è una favola disincantata dove l’uomo con cattiveria, odio, disprezzo solleva Lanmo da molte incombenze. Viene scandita una forte dicotomia sociale - chi ha troppo e chi non possiede alcunché - e tra le pagine si delinea un mondo in bianco e nero dove le emozioni e i sentimenti pian piano scompaiono. L’atmosfera mi ha ricordato per certi versi quella che ho ritrovato in “Non leggerai” di Antonella Cilento.

Tra le ombre e l’aridità però esiste chi non rinuncia alla fiducia e all’ottimismo e si impegna per migliorare la realtà circostante.

Un libro pieno di fantasia, dietro alla quale si celano perle da tenere con sé, come apprezzare le piccole cose, sacrificarsi per le persone alle quali si tiene, rispettare il prossimo anche se ciò significa rinunciare a un profitto personale. A.L. Kennedy riesce in questo con delicatezza, strappando molti sorrisi, qualche lacrima, non perdendo mai di vista uno dei compiti della letteratura: rendere i lettori individui migliori.

Come potrei non parlare del pan di serpe? Mi ricordo che da piccolo quando ne vedevo la pianta i grandi mi intimavano di stare lontano perché nelle vicinanze c’erano sicuramente dei serpenti. Avevano ragione a mettermi in guardia? Scopriamolo insieme.

Il pane dei serpenti è il nome popolare dell’Arum Italicum, una pianta erbacea perenne velenosa, infatti sia il contatto che l’ingestione porta spiacevoli conseguenze sia sugli animali, che sull’uomo. Parente della Calla, viene coltivata a scopo ornamentale. Una sua particolarità è quella di emanare calore, immagazzinandolo prima per poi rilasciarlo, quasi fosse una lente solare naturale.

Fin dall’antichità si credeva, erroneamente, che questi frutti, una volta maturi, fossero il cibo prediletto di bisce e altri serpenti. Quindi cari lettori la conclusione è questa: gli adulti si allarmano spesso senza ragione!