Sensibili alle figlie - tre esordi sul dolore di crescere
Autore: Lara Crinò
Testata: D / La Repubblica delle Donne
Data: 29 gennaio 2011
È il fantasma della madre, simulacro d'amore che figlie ormai adulte continuano a inseguire, il filo che lega tre dei più bei debutti di quest'inizio d'anno. La vita accanto, esordio della quarantenne Mariapia Veladiano, laureata in teologia, è l'epopea di una donna che ha imparato fin dall'infanzia che chi è brutta «non fa i capricci, non chiede, impara presto a mangiare senza fare briciole con il pane», ambientata in una Vicenza che ha i contorni netti e inquietanti di un quadro di Magritte. Rebecca è nata brutta da una madre bellissima, che alla sua nascita è ammutolita, morendo a poco a poco nella sua casa elegante. Solo crescendo capirà che non è stata la sua colpa involontaria ad alienarle la madre ma un male più irrimediabile. La stessa alienazione dal mondo, il silenzio che si fa largo al posto delle parole e delle carezze materne, è materia di Settanta acrilico, trenta lana della 23enne catanese Viola Di Grado. Studentessa di filosofia cinese antica in Inghilterra, narra con scrittura già sicura il microcosmo morboso d'una figlia e una madre italiane nella plumblea Leeds: alla morte del capofamiglia, per loro «tempo e spazio si sono azzerati». Smettono di parlare, comunicando con gesti secchi e surreali, e neppure l'amore della ragazza per un giovane cinese riuscirà a ridare significato al mondo. Ha invece un'ambientazione contadina, narrata con una lingua straordinaria che insegue ogni sasso, scava ogni ruga, smuove ogni odore, Mia madre è un fiume dell'abruzzese Donatella Di Pietrantonio, affabulazione dolente in cui una figlia adulta racconta alla madre malata e smemorata la vita di quest'ultima. Vita contadina, povera, in un'Italia di dopoguerra ancorata alle tradizioni, di una donna «troppo educata al sacrificio per permettersi il piacere di stare con la sua creatura», narrazione di un'esistenza con il ritmo delle piccole cose che mostrano le grandi rivoluzioni.