La vicenda umana di Thomas Muntzer da Stolberg (1489-1525), modesto pretonzolo che partendo da un piccolo villaggio guiderà una delle maggiori rivolte contadine della riforma protestante nella Sassonia del Cinquecento. Ecco di cosa parla La guerra dei poveri di Eric Vuillard, che le edizioni e/o pubblicano dopo il notevole L'ordine del giorno uscito l'anno scorso. Anche questa volta lo scrittore e cineasta nato a Lione nel 1968 affronta una vicenda e personaggi reali con una spregiudicata libertà di sguardo. Fa proprio pensare a un realizzatore di documentari che della sua storia scelga un punto nevralgico attraverso il quale dipanare tutta la questione.
In questo nuovo libro Vuillard ficca le sue parole/macchina da presa nel punto dove le istanze dei miserabili cozzano contro quelle del privilegio. Muntzer è un punto di approdo: prima Vuillard ci porta nell'Inghilterra trecentesca delle rivolte di John Ball e Wat Tyler e nella Boemia di Jan Hus, a Praga, dove giunge anche Muntzer con le sue prediche anti-sistema: ce l'ha con il Papa e con il latino. Poi diventa un predicatore errante, di città in città. «Va più lontano di Lutero» scrive Vuillard: «La sua messa in tedesco suscita una levata di scudi. La gente viene dai dintorni di Allstedt ad ascoltare la parola di Dio, folle intere si muovono per sentire un prete che per la prima volta si rivolge a loro nella loro lingua...». La gente lo segue (e 4 mila moriranno nel sangue per stargli appresso), la gente segue chi parla la loro lingua, chi fa leva sui loro stomaci vuoti, sulle loro idee confuse; e qui Vuillard ci fa sentire che il suo non è un discorso sul passato, ma sul presente. Che, parlando di quei predicatori che incitavano il popolo alla rivolta in nome di un Dio vero e giusto, sta evocando anche chi oggi segue altri supposti Dii veri e giusti.
Scrive: «Le dispute sull'aldilà vertono in realtà sulle cose di questo mondo, motivo per cui tali teologie aggressive hanno ancora un grande effetto su di noi. Ne capiamo il linguaggio solo per questo. La loro impetuosità è un'espressione violenta della miseria». Insomma, Vuillard pare dirci, in questo breve e fulminante libro, così ci piace leggerlo, che la miseria delle tasche e dei diritti sono spinte più che legittime, ma attenzione al pifferaio che scegliamo di seguire.