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Come il capitalismo tecnologico ci sta togliendo il sonno, il tempo, la salute.

Autore: Matilde Quarti
Testata: Esquire
Data: 1 agosto 2019
URL: https://www.esquire.com/it/cultura/libri/a27894117/tempo-capitalismo-tecnologia-libri/

Vita su un pianeta nervoso è il titolo di un libro uscito a febbraio 2019 per e/o, ma potrebbe essere anche solo una frase che descrive fedelmente il periodo storico che stiamo vivendo. Non è un caso, forse, che in questi ultimi mesi si siano moltiplicate le pubblicazioni di saggi e pamphlet che - con toni diversamente allarmati e allarmanti - indagano questa globale weltanschauung.

Per il momento restiamo su Vita su un pianeta nervoso: l’autore è l’inglese Matt Haig, che lo ha scritto con un intento che sfiora l’auto-aiuto: capire come proteggersi “in un mondo potenzialmente terrorizzante”. Le premesse da cui parte Haig sono prima di tutto personali: l’autore infatti ha sofferto di una grave forma di depressione - che ha raccontato in Ragioni per continuare a vivere (Ponte alle Grazie, 2015) - e l’ansia con cui si trova a convivere è spesso esacerbata dai social network e, più in generale, dai toni della comunicazione online.

Ma l’influenza di questi “fattori esterni” sulla salute mentale e fisica è affare di tutti, e il messaggio di Haig risulta abbastanza universale. Quella di Vita su un pianeta nervoso è un’embrionale identificazione delle sfide complesse e pervasive dell’epoca che stiamo vivendo; sfide che si manifestano nella forma di un malessere quotidiano, un’ansia sottile che si presenta sotto varie forme e che ha come medium privilegiato i social network e le news online. Il risultato è quel “sensazionalismo catastrofista e irrazionale” che conosciamo tutti bene e che, se sul singolo individuo ha come conseguenza gli stati d’ansia analizzati da Haig, nella collettività politica porta a un’esponenziale polarizzazione destra-sinistra, esacerbata dai movimenti nazionalisti.

Questo bombardamento mediatico, ovviamente, non riguarda solo le news, ma anche e soprattutto la mastodontica ragnatela di fake news, accelerate dalla condivisione sui social, su cui l’alt-right e i movimenti estremisti prosperano: ne fa menzione Raffaele Alberto Ventura nel suo La guerra di tutti (minimum fax, 2019), lavoro improntato sulla crisi della società liberale che - in una prospettiva di analisi politica sicuramente più ampia - dà grande spazio al “tessuto di disinformazione che si oppone frontalmente al discorso ufficiale”. Non è questo il caso del libro di Haig: la sua riflessione si impernia su sensazioni personali, come l’ansia da notifica, o la rabbia che si prova quando si litiga con altri utenti su Twitter. Lo intuiamo tra le righe: il disagio personale è sintomo di una situazione sociale molto più vasta. Leggendo Haig non troviamo però risposte, quanto una serie di confessioni intime che aiutano il lettore a comprendere meglio i propri stati d’animo ma non rispondono alla domanda principale: cosa possiamo fare, a livello sistemico, per rimediare?