Maremma, fine Anni Ottanta. Sauro Biagini, ambizioso "re" dei butteri, ha per primo l'intuizione di trasformare il suo vecchio capanno in pietra, usato come deposito degli attrezzi. in un casale da affittare ai turisti. Famiglie dell'alta borghesia romana: politici, giornalisti, medici, avvocati in arrivo dalla Capitale. All'epoca quel lembo di campagna toscana. stretto tra le colline e il mare, era sinonimo di terra brulla, fatica, sudore e puzza di sterco. Il denaro, la dolce vita, le feste chic, l'ossessione per l'apparenza nascosta sotto un'impenetrabile coltre di bugie, segreti e mezze verità non avevano ancora trasformato poderi e strade sterrate nel ritrovo del jet-set. Di lì a poco l'aria buona, l'ospitalità d'altri tempi, le escursioni a cavallo e il cibo biologico sarebbero diventate un mito. Pezzi di un sogno, mescolato a ideologie, che avrebbe ben presto cambiato il volto e la narrazione di quel fazzoletto di Toscana. E con esso le vite degli abitanti: gente semplice, di buon cuore, non senza scheletri nell'armadio. «Linfa e veleno» che avrebbero pian piano minato anche le certezze di Sauro, di sua moglie Miriam e dei figli Saverio e Annamaria.
È il grande racconto collettivo di un'epoca. ma anche delle vite di alcune famiglie e di generazioni di adulti e adolescenti quello che in 320 pagine Lorenza Pieri tratteggia in Il Giardino dei mostri. Il romanzo, pubblicato da edizioni e/o, segue i rapporti tra la famiglia dei toscani Biagini e quella dei romani Sanfilippi. E di ciò che quel sodalizio rappresenta per tutta la comunità, intenta nel frattempo a guardare con sospetto a ciò che su un poggio, a pochi chilometri di distanza sta prendendo forma: è il Giardino dei Tarocchi plasmato dall'artista franco-americana Niki de Saint Phalle. Un luogo magico, che in pochi in quegli anni avevano voglia di conoscere e comprendere. Ma non Annamaria, adolescente timida e piena di complessi, che scoprirà in quell'ambiente abitato da forme strane ciò che potrebbe diventare, la premessa di qualcosa di nuovo. Un percorso straniante e sorprendente che farà conoscere e specchiare Annamaria nei grandi dolori della vita altrui. E che compie mentre all'esterno di quelle mura magiche e mostruose, la quotidianità la costringe a indossare i panni di un personaggio che non le appartiene: quelli di una brava ragazza di campagna, ubbidiente e servizievole. Docile e mansueta come i cavalli che sella con premura per i ricchi forestieri in trasferta in Maremma. Un vestito cucito addosso negli anni, rammendato con cura con l'ago e il filo di un vecchio retaggio culturale che voleva la donna moglie e madre fedele. Regina delle mura domestiche. Un destino scritto, insomma, che contrasta con le passioni di una quindicenne che fatica a trovare il proprio posto nel mondo e il cui equilibrio precario viene scombussolato dall'amicizia con la coetanea Lisa Sanfillppi: bella. emancipata e indipendente. Troppo diversa e distante, impossibile da raggiungere. Per il tempo di qualche lettera Annamaria crede di aver colmato quella distanza. Ma è, appunto, un'illusione, che dura il tempo di qualche estate.