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La danza dei veleni. Il ritorno di Blanca, Patrizia Rinaldi

Testata: Ze Buk
Data: 17 luglio 2019
URL: https://zebuk.it/2019/07/la-danza-dei-veleni-il-ritorno-di-blanca-patrizia-rinaldi/

Conosciamo Patrizia Rinaldi già da un po’ e ogni volta è un’illuminazione! Il suo stile, la leggerezza potente della sua scrittura, la capacità di raccontare le storie nel modo giusto (come sosteneva Luana Troncanetti in quest’intervista che ha fatto per noi)… tutto contribuisce a costruire un personaggio unico, mutevole e incredibilmente sensibile.

La mia recensione di La danza dei veleni, Patrizia Rinaldi

Ho appena chiuso La danza dei veleni e mi vien voglia di correre a cercare tutti i precedenti romanzi legati a Blanca, la detective ipovedente che mi ha conquistata con le sue tante debolezze e la forza ferma e consapevole che dimostra: “Tre, numero imperfetto”, “Blanca”, “Rosso caldo”. Una Napoli calda e quotidiana, con i suoi odori, con Pozzuoli e Capodichino, con il Vomero, con i rumori, i ritratti della gente comune e di quella un po’ più strana. Il degrado e la bellezza immensa. I battibecchi che aprono al sorriso. Il mare.

“Mena, te lo dico a te che sei femmina: chi fa il forte con i deboli e il debole con i forti appartiene alla peggiore categoria che ci sta. È la specie umana più infame. Con il mastro ero io la debole e lui il forte che mi voleva mangiare. Comunque alla fine il capomastro ha cantato lui. E ha cantato pure bene.”

Incanta, La danza dei veleni. Intreccia umanità, cattiveria e buone azioni. Le ricama col filo dei tradimenti, le decora con la fedeltà, ne ferma gli orli con la fermezza e l’onestà di quanti fanno il proprio lavoro con coscienza. Un dialogo quasi continuo, una scena che cambia spesso, un’indagine intricata che lascia intuire ma poi ribalta ogni tesi.

Forse l’unico antidoto a questa guerra col fuoco è il coraggio, ma non il coraggio eroico, immacolato, audace, no: quello consumato, fatto a brandelli dall’uso continuo, quello azzannato dalla paura di non farcela più

Già. Il coraggio.

Parliamo di coraggio. Parliamo di quanto ne hanno avuto alcuni dei protagonisti, parliamo degli stupri, della violenza, della mano di Sua Signoria che controlla e sa tutto, del coraggio di chi sceglie un lavoro pericoloso e della passione che mette nel farlo. Parliamo di Blanca, della sua disabilità che non rappresenta un problema, della sua difficoltà nell’avere il coraggio di scegliere un certo amore. Sono tanti i temi che Patrizia Rinaldi intreccia all’interno de La danza dei veleni, tanti i momenti in cui i protagonisti – parlando tra sé e sé – ci pongo domande e ci chiamano a riflettere.

Che fatica somigliarsi. Non deludere quelle tre, quattro persone che non si vogliono deludere. Sorridere un “va tutto bene” per non avvilire chi ho abituato alla forza. Non cedere, non piangere, non maledire, non chiedere aiuto. Ripetermi che c’è ben altro: c’è, per esempio, la violenza raffinata che sa travestirsi da generosità, o quella più volgare, esercitata contro gli ultimi. Decidere di essere fortunata.