Il nuovo romanzo di Patrizia Rinaldi, “La danza dei Veleni”, segna il ritorno in libreria di Blanca, investigatrice ipovedente del Commissariato di Pozzuoli. Determinata e volitiva. Poco incline ai compromessi, dotata di istinto e intuito investigativo, Blanca non considera la sua disabilità come un limite, piuttosto come qualcosa che le ha permesso di sviluppare altre capacità, logiche e sensoriali, e una sensibilità non comune.
Nel quarto libro della serie (dopo gli ottimi “Blanca”, “Tre numero imperfetto” e “Rosso caldo”), Blanca e i colleghi si trovano ad affrontare due differenti indagini che sembrano però correre su binari paralleli. La prima incentrata sull’omicidio di due veterinari impegnati nella lotta al traffico e al commercio clandestino di animali importati dall’estero. Un caso che si complica giorno dopo giorno, anche per colpa di ripicche e dissapori fra gli investigatori. Non meno complicata la seconda indagine, tesa a far luce su due strani delitti e su di un terzo fallito per un soffio. Le vittime sono proprietari di negozi di animali e a causarne la morte è il morso di un ragno velenoso.
Oltre alla protagonista, ritroviamo anche i personaggi che le gravitano intorno, sia nel campo professionale che nel privato. Due ambiti che Blanca non sempre riesce a tenere separati e che, anche in questa nuova storia, finiscono con l’intrecciarsi e ostacolarsi a vicenda. E poi c’è Napoli, un po’ triste, ma comunque luminosa in un autunno caldo, travestito da estate. Una città raccontata mantenendo le distanze dai soliti luoghi comuni. Autentica A volte un po’ defilata, ma sempre presente. Magari in sottofondo come una colonna sonora necessaria, ma mai invadente.
Valore aggiunto alla trama, già di per sé intrigante e ben congegnata, è la scrittura. Vibrante e intensa. Una prosa lirica che è voce. Calda e musicale. Quasi canto.