«Credo che il mondo sarà sempre un casino. E io stesso sarò sempre un casino. Forse lo siete anche voi». Ma «il problema non è che il mondo sia un casino, ma che noi ci aspettiamo il contrario». Molti lettori, soprattutto fra quelli cosiddetti forti, sanno come i libri possano salvare la vita; aiutare ad affrontare ostacoli e difficoltà con occhi diversi; contribuire a elaborare lutti e assenze in generale.
Vita su un pianeta nervoso di Matt Haig (edizioni e/o; traduzione di Silvia Castoldi) ne è un esempio caloroso, brillante ed empatico. Ho già proposto in questa rubrica la lettura di un’opera di questo strepitoso scrittore e giornalista britannico (il 30 settembre 2018, Come fermare il tempo) ed è piacevole trovare la stessa verve in questa specie di manuale di sopravvivenza alle paure e alle ansie di questi anni.
Matt Haig parte dalla propria situazione di stress, dopo anni di attacchi di panico, ansia e spaesamenti, per proporre un percorso su come rimanere sani di mente nonostante questo mondo faccia di tutto per disorientare e destabilizzare. In realtà, e di questo tutti dovrebbero essere consapevoli, è proprio l’uomo ad aver accelerato la vita, generando continue ansie, da prestazione e non solo.
Così, affrontando le situazioni che a lui hanno provocato maggiori disagi, Haig offre un punto di vista salvifico; e parte dall’analisi del reale. Fra gli esempi, vale la pena leggere il capitolo “Dove finisce l’ansia e cominciano le notizie?”: dopo uno sguardo sintetico e chiaro sul sensazionalismo catastrofista, conclude (corsivi e a capo sono ripresi dal testo originale):
«I notiziari imitano senza rendersene conto il modus operandi della paura: si concentrano sugli aspetti peggiori, sul catastrofismo, e forniscono un flusso incessante e ripetitivo di informazioni sullo stesso, preoccupante argomento. Perciò oggi può essere difficile stabilire dove finisce il vostro disturbo d’ansia e dove iniziano le notizie vere. E quindi dobbiamo tenerlo a mente:
Non è una vergogna non guardare le notizie.
Non è una vergogna non andare su Twitter.
Non è una vergogna scollegarsi».
Il libro è poi un poderoso attacco ai social media che, dice l’autore, possono danneggiare la salute mentale come droghe e alcol. Proprio per il carico di semplificazione e solitudine che portano in sé; al contrario di quello che vorrebbero far credere.
Ed è, vale la pena ripeterlo, un manuale umoristico e affettuoso per sopravvivere su questo pianeta nervoso: «Tutto ciò che siamo è sufficiente. Non abbiamo bisogno di una barca più grossa per affrontare gli squali invisibili che ci circondano. Siamo noi la barca più grossa».
Perdonate un’ultima citazione, dalla quarta di copertina. Commenta Stephen Fry: «Assumere Vita su un pianeta nervoso due volte al giorno, prima o dopo i pasti». E l’attore londinese ha perfettamente ragione.