Malone ha tre anni e non si separa mai dal suo pupazzetto Guti. Guti gli racconta ogni sera una storia, di nascosto da Mamma-da, però. Perché mai? Perchè Malone deve ricordare tutto, deve imprimersi bene nella memoria tutte le storie, i luoghi e i fatti che la "mamma di prima" gli ha narrato e che gli ha raccomandato di non scordare mai. La memoria dei bambini piccoli è labile, si sa, per questo la "mamma di prima" gli ha fatto tante raccomandazioni. E Malone, che è un bambino obbediente e molto più maturo dei suoi tre anni e mezzo, le obbedisce in segreto. Ora Malone vive con Mamma-da e Papà-da, ai quali vuole bene, ma non ha nessuna intenzione di dimenticare la sua "mamma di prima". Così racconta e disegna per lo psicologo della scuola, Vasil Dragonman, la sua vita precedente, il castello con quattro torri, il bosco degli orchi, il mare e la nave. E gli confida che i suoi genitori non sono i suoi veri genitori. Vasil ritiene giusto contattare la polizia e prende appuntamento con la comandante Marianne Augresse, che però è impegnata nell'indagine su una rapina e sembra sottovalutare il suo racconto e l'urgenza di appurare se quanto il bimbo, che lo psicologo ritiene superdotato e molto affidabile, racconta di sé sia vero. Ma l'urgenza esiste, perché "per sostenere che la madre non è sua madre il bambino si aggrappa a frammenti di ricordi, ma tra qualche giorrno, tra qualche settimana, via via che crescerà, imparerà cose nuove, si riempirà la testa di nomi di animali, fiori, lettere e del mondo infinito che lo circonda, e i suoi ricordi più vecchi si cancelleranno. E, molto semplicemente, l'altra madre di cui ancora si ricorda, e la vita di prima di cui mi parla ogni volta che ci vediamo, per lui non saranno mai esistite!", sostiene Vasil.
Una trama intelligente, che si snoda tra costante suspence, approfondite notazioni psicologiche ed esistenziali, non priva di cenni alle contraddizioni sociali che caratterizzano i nostri giorni, appassiona e sostiene fino in fondo la lettura di questo romanzo di quasi cinquecento pagine. Bussi si conferma narratore elegante e intelligente, capace di trame profonde e, insieme, di notazioni ironiche e di costume. Il finale, poi, nelle sue storie è sempre una sorpresa.