Da quattro anni la Fratellanza, il gruppo di integralisti islamici comandata da Abdel Karim, controlla il Nord del Sumal e in particolare la cittadina di Kalep. Sono arrivati dal deserto, gli uomini della Fratellanza, con la missione di imporre la legge islamica.
La Fratellanza non tollera nessun peccato, le punizioni sono severe e talvolta mortali. Come l’esecuzione di due giovani, colpevoli di essersi amati senza essere sposati. Per mantenere il controllo sulla popolazione la Fratellanza mette in atto dimostrazioni che servono a far capire chi comanda: elimina tutti i cani, considerati impuri; organizza le esecuzioni pubbliche; programma cortei di coprifuoco mettendo ben in mostra le proprie armi da fuoco.
Il dottor Malamine, medico dell’ospedale di Kalep, si chiede spesso come si sia giunti a questo punto così drammatico e se sia possibile combattere la Fratellanza come singoli cittadini disarmati. Se è vero che la Fratellanza ha armi da fuoco, Malamine ha un’altra arma più potente: la capacità di pensare e ragionare con il proprio intelletto.
Malamine decide di agire il giorno in cui la sua cara moglie Ndey Joor giunge all’ospedale dopo essere stata selvaggiamente frustata dagli uomini della Fratellanza di fronte agli occhi dei figli. La colpa della donna? Aver scordato di indossare il velo.
Con l’aiuto di un gruppo di amici e con la complicità del vecchio barista del Jambaar, Padre Badji, Malamine predispone un giornale d’opposizione alla Fratellanza. L’entusiasmo dei dissidenti si smorza quando il loro lavoro prende a circolare: Karim punisce severamente ogni persona che sia entrata in possesso di una copia del giornale.
Se per qualche componente del gruppo è inaccettabile che a causa delle loro idee messe nero su bianco le persone vengano punite – o addirittura uccise – per Malamine vale la pena di continuare. Il dottore odia la Fratellanza, la detesta non solo a causa del violento pestaggio nei confronti della moglie; li odia anche per un altro motivo, perché Malamine ha un fantasma che lo perseguita e lo tormenta di rimorsi.
La cosa più importante era decidere di cominciare a combattere e trasformare la paura. Era la cosa più importante e naturalmente la più difficile per chi non è libero e sogna la libertà [Terra violata, M. M. Sarr, trad. A. Bracci Testasecca]
“Terra violata” di Mohamed Mbougar Sarr (trad. A. Bracci Testasecca, E/O edizioni) è un romanzo che, in modo chiaro e avvincente, è in grado di descrivere e illustrare, con estrema lucidità, gli aspetti pratici e le ripercussioni filosofiche del fondamentalismo islamico e della vita di chi è costretto a vivere questa realtà.
L’Autore senegalese ambienta il suo romanzo nell’immaginario stato africano del Sumal, dove suppone che la parte Nord del Paese sia controllata dall’organizzazione chiamata Fratellanza. Il Sumal non si trova sulle mappe geografiche, ma i fatti narrati sono realistici: i fanatici islamici controllano buona parte della Siria, sono presenti nel Mali,nella Nigeria e colpiscono molte altre parti del mondo.
Kalep è la città dove più si mostra la crudezza e la violenza del regime dittatoriale: gli abitanti sperano che l’esercito del Sumal venga a liberarli, ma ha l’aria di una speranza piuttosto vana. Proprio come accade ai popoli che realmente attendono la liberazione dei fanatici da parte degli eserciti.
C’era (…) qualcosa che la Fratellanza (…) non sarebbe mai riuscita a sopprimere: la memoria di cil che la città era stata, dei suoi antichi rumori, degli scrosci di pioggia di quattro anni prima, delle risate che l’avevano attraversata, degli odori che vi avevano aleggiato (…) com’era Kalep, il suo ricordo, non sarebbero mai scomparse, almeno finché gli abitanti si sarebbero rifiutati di dimenticarle [Terra violata, M. M. Sarr, trad. A. Bracci Testasecca]
Combattere un regime è difficile. Malamine ci prova con la cultura, l’idea del giornale è buona ma i risultati sono diversi da quelli che immaginavano. La Fratellanza reprime la circolazione del giornale e punisce in modo violento chi osa leggerlo; Karim teme la cultura perché essa porta al ragionamento e alla potenziale opposizione al regime; basta che un uomo illumini le mentalità dei popoli ed ecco che il regime inizia a vacillare.
Inoltre, la cultura distoglie l’attenzione sulle priorità della Fratellanza: la religione, anzitutto, ma anche i suoi dettami e le sue regole. Leggere o ammirare un’opera d’arte o ascoltare una musica sono tutte attività inutili che distraggono e possono sviluppare idee pericolose.
Nel romanzo gli uomini di Karim devastano la biblioteca della città di Bantika – biblioteca che Sarr immagina Patrimonio Mondiale dell’UNESCO – perché il contenuto di quei volumi è pericoloso. La repressione della cultura e dei suoi simboli si è verificata quando i talebani hanno distrutto i Buddha di Bamiyan in Afghanistan o quando l’ISIS ha devastato il sito archeologico di Palmira, in Siria.
L’importante per l’ideologia integralista è fare piazza pulita, far sparire dallo spazio pubblico tutto ciò che potrebbe incoraggiare le menti a rivolgersi verso argomenti diversi dal discorsi della Fratellanza [Terra violata, M. M. Sarr, trad. A. Bracci Testasecca]
Nel romanzo c’è un personaggio che ho amato molto ma del quale non rivelerò il nome per non rovinare il gusto della lettura e il colpo di scena principale. L’ho apprezzato perché ha risposto ad una domanda che mi ponevo spesso quando leggevo notizie riguardanti i fondamentalisti e i fanatici in generale: come è possibile che ci si possa unire a gruppi del genere? Quando nell’uomo nasce la follia di unirsi a persone come la Fratellanza, ben sapendo che si andrà incontro alla morte oppure che sarà necessario uccidere altri uomini?
Infine, tanto toccanti quando crudeli e dolci assieme, nel romanzo ci sono le lettere delle madri dei due ragazzi uccisi semplicemente perché si sono amati fuori dal matrimonio. Una madre vive con la speranza di un mondo migliore e attende il momento in cui Kalep sarà libera; l’altra madre sa che la speranza è morta, è stata uccisa dai colpi che le hanno portato via il figlio, nulla potrà cambiare ormai perché Kalep è una terra violata.
Nell’epilogo di questo bellissimo romanzo, che suggerisco davvero di leggere, si scoprirà che una delle due madri ha perfettamente ragione.