(...) La raccolta di poesie Hold your own della giovane scrittrice e cantante inglese Kate Tempest, sembra fondarsi proprio sullo scontro tra piano simbolico-mitico e piano sociale, intersecandoli con l’opposizione (fittizia) donna-uomo, femminilità-virilità. Lei (noi) è Tiresia, l’indovino che ha vissuto l’essere uomo e l’essere donna per poi vedersi privare della vista del presente e quindi, simbolicamente, dello stesso sesso. Lei è Tiresia, Tiresia è lei; l’identità è assodata, senza alcun dubbio: il potere del piano simbolico è negare l’evidenza dell’esteriorità, sia identitaria che, come in questo caso, sessuale. Il riconoscimento è su un piano diverso, più intimo, più profondo (inconscio?), che viene fuori sia nei terribili momenti della metamorfosi e del piano più strettamente mitico, sia si rispecchia negli attimi quotidiani di affetto per un’amica in uno squallido appartamento o di espressioni feticiste e sensuali con un uomo. Il sesso, il genere, diventa un carattere universale, interscambiabile perché ha il puro valore del simbolo, indefinito ma mai aleatorio proprio perché è lui a stabilire le leggi (terribili, profondamente imperscrutabili) che governano tutte le storie. (...)