Il bebè è appena nato e già fa orrore alla mamma: dita tozze, palpebre gonfie, pelle traslucida. Corpo a corpo si intitola il libro di Silvia Ranfagni (ed. e/o), perché la maternità della sua protagonista Bea inizia subito come una lotta, dai toni fin troppo drammatici. Col passare delle pagine (e degli anni), Bea diventa più interessante: è single, borghese, istruita (troppo), atea, afflitta da un’antica depressione sottotraccia, sarcastica, autodistruttiva, e ha avuto il bambino con l’aiuto di una banca del seme. Farà cose normali, come assumere una baby sitter del Terzo mondo e andare dallo psicologo (detto Cento euro), con un sovrappiù di spietato umorismo nero che rende difficile non amarla. Bea è una di noi.