Quando perdere è soltanto un punto di vista
Autore: Francesco Musolino
Testata: Il Corriere Nazionale
Data: 14 novembre 2010
Dal 1985 nessuno ha più notizie di Francescoenemmeno il suo più caro amico, Ric, si domanda più che fine abbia fatto, troppo impegnatoa ricomporrei pezzi della propria vita sebbene sia convinto che ormai abbia preso una direzione irreversibile. Certo non poteva dimenticare gli anni ‘70, quando proprio insieme a Francesco e ad altri migliaia di giovani, aveva intrapreso il viaggio per la lontana India in cerca di unmododi vivere diverso lontani da un'Italia che voleva renderli profughi in patria. Adesso tutto era cambiato e la realtà era dura, spietata, agli antipodi da ciò per cui la sua generazione aveva lottato. Ma un giorno a Ric giunge una lettera dell’odiato commendatore Maroncelli, il padre di Francesco, che vorrebbe assoldarlo per capire che fine abbia suo figlio, capace di far perdere le proprie tracce in India dopo essere stato accusatodell’omicidio dell’onorevole Ravioli. Il 1978 era l’anno delle BR, del sequestro Moro, ma Ric non aveva mai creduto che l’amico, assolutamente contrario ad ogni forma di violenza, avrebbe potuto commettere un delitto politico. Eppure come spiegare la sua fuga nel nulla? Perché non l’aveva mai cercato? Comincia così il bel romanzo di Piero Elia, “La fortuna di perdere” (Edizioni E/O, pp. 256, 17 euro) che riapre le dolorose ferite degli anni di piombo trattandole in manieradiretta e senza eccessivi moralismi-come quando si racconta l’irruzione in casa di Francesco e i fori di proiettile nei muri - miscelando con cura gli elementi del romanzo d’avventura - che porteranno Ric in giro per il mondo seguendo le misteriose tracce di Francesco, da Genova a Roma, da New Delhi a Ceylon e infine a Parigi - con un forte impianto noir con tanto di omicidi, servizi deviati e organizzazioni di nostalgici repubblichini. Il libro si componedi cinque parti e durante il suo viaggio Ric incontrerà molti personaggi enigmatici, da Vaiolo a Carlo sino a Sophiee ben presto si renderàconto che Francesco, fra il traffico di diamanti e l’appoggio alla resistenza Tamil, aveva più di un valido motivo per coprire così bene le sue tracce. Rabbia e risentimento si alternano in Ric ma solo fra le braccia della bella Sophie riuscirà a far riemergere anche i propri sensi di colpa, parlando per la prima volta dei dolorosi anni di Amsterdam accanto a Teresa, anni in cui l’unico pensiero era quello di “trovare la roba”, l’eroina. Anni che aveva perso, dimenticato del tutto così come aveva rimosso Francesco. La prosa agile di Elia trascina il lettore in giro per il mondo e ben presto sarà chiaro come Ric sia entusiasta all’idea di ritrovare l’amico ma è forte il timore che sia troppo tardio che si possa trovaredinnanzi una persona diversa, segnata in modo irreversibile dalle dipendenze o dalla vita. «La fortuna di perdere - afferma l’esordiente Piero Elia - è quella di una generazione che ha creduto e si è battuta per valori di solidarietà, libertà, uguaglianza e giustizia sociale che nel dipanarsi della Storia non hanno certo trionfato: per questo penso che per chi ha cercato di rimanere comunque coerente sia una “fortuna” non essere diventato complice di chi ha governatoin questi anni il nostro paese».