Negli occhi di Timea (Edizioni E/O, collezione Sabot/age)è l’ultimo libro di Luca Poldelmengo, scrittore romano che ha avuto anche esperienze come sceneggiatore e che è stato due volte finalista al premio Scerbanenco. Se dovessimo dare un’etichetta al libro, possiamo dire che si tratta di un “noir”, ma potrebbe essere riduttivo, in quanto il libro ha anche venature tecno-distopiche. Negli occhi di Timea è il seguito di Nel posto sbagliato (uscito nel 2014). Un fil-rouge infatti collega i due libri, ma l’ultimo romanzo si può anche leggere come storia singola. In ogni caso l’autore fa riferimento al precedente e spiega i fatti antecedenti, che hanno come protagonisti i vari personaggi presenti anche nel prosieguo
I due protagonisti della vicenda sono i fratelli Tripaldi, Vincent (anche “io” narrante) e Nicolas, agenti speciali del nucleo della Red che hanno elaborato un metodo per trasformare le persone in potenziali telecamere, per poi, tramite l’ipnosi, ricavarne informazioni fondamentali per la risoluzione di casi, che, senza di esse, sarebbero impossibili da sbrogliare. Questo il plot della precedente vicenda che si riverbera e dà le mosse alla seconda parte della narrazione. All’interno di Negli occhi di Timea i fratelli, che sono anche gemelli, sono stati esiliati in Albania, dopo che il reparto Red è stato smantellato, ma i due sono pronti a entrare in azione dopo un efferato delitto in Albania che ha come vittima un politico di quella nazione, di nome Leka. Alla scena cruenta assiste Timea, una bambina indifesa di soli cinque anni, affezionata al suo pupazzetto di pelouche Dingo, una sorta di copertina di Snoopy per lei. La bimba è in affidamento a padre Diomizio e vive in una chiesa.
«E se l'omicidio di Leka fa parte di un disegno e la presenza della bambina, come unica testimone, non può essere un caso?»
In background un losco affaire di un traffico di rifiuti a livello internazionale che coinvolge le alte sfere del potere nonché le vicende personali dei protagonisti che vogliono trovare la loro vendetta. Ecco che entra in scena ancora una volta il metodo della Red per carpire informazioni fondamentali da quello che ha visto l’innocente bambina, scandagliando il suo inconscio. Tutta una serie di interrogativi pervade l’avvincente trama circa il ruolo della bambina e su quanto abbia visto, che alla fine troveranno una risposta, chiaramente senza spoiler qui.
«La potenza delle immagini che si celano dentro o POV è imprevedibile e pericolosa, perché in qualche modo ci riguarda come esseri umani. Controllare questo enorme potere, mantenere il distacco, questo il nostro compito più arduo».
I personaggi che agiscono sullo sfondo della storia hanno tutti le loro debolezze e, in parte, qualità, e possono essere visti come icone reali del nostro quotidiano. Tipo quello del professor Luca Basile, il creatore della Red, oppure il giornalista Toni D’Angelo o delle personalità politiche come Lacroix e Manara, per citarne alcuni, in lotta con se stessi e con le loro contraddizioni. A fare da contraltare l’animo pulito e incontaminato di Timea, l’unico personaggio scevro da ogni secondo fine.
L’autore Poldelmengo tratta una tematica interessante come l’uso delle tecnologie può essere utile o deleterio al contempo. In particolare, la strumentazione che visualizza i “ricordi” che i testimoni oculari di una vicenda hanno incamerato dentro di loro e, tramite tecniche “invasive” quali l’ipnosi, riescano ad estrinsecare. Agiscono in pratica da P.O.V (point of view, punti di vista) disseminati in ogni dove. Non sono “tool” ma persone e qui rientra l’altra tematica sviscerata nel libro: la difesa della privacy di noi stessi e degli altri.
Secondo la mia opinione, i temi etici esplorati da Poldelmengo hanno qualche attinenza con gli scritti di Dave Eggers, il giovane romanziere americano che ha scritto Il cerchio (Mondadori, 2014) , portato anche sul grande schermo un paio di anni fa. Quanto siamo disposti a barattare la nostra privacy con una “maggior” sicurezza, dovuta alla paura che caratterizza il nostro vissuto e con cui conviviamo sull’onda di notizie di stragi?
Lo stile che adotta l’autore è godibile e molto veloce, con i vari capitoli, a supporto di passaggi di scena repentini, che sembrano sketch di una sceneggiatura pronta e funzionale per una fiction. I dialoghi sono serrati e le scene narrate sono ben descritte, quasi da far sentire il lettore lì presente. Talvolta si ha l’impressione di essere così coinvolti dalla trama e dai personaggi tanto da essere naturalmente portati a fare dei paragoni con la realtà effettiva. Alla fine della lettura di Negli occhi di Timea, il lettore forse si troverà spiazzato, coinvolto in vortice con la distopia a farla da padrona, sentendosi permeato da timori stile “The Big Brother” di orwelliana memoria. Oppure siamo già tutti inconsapevoli P.O.V. nell’anno 2019?