Il mondo, agli occhi dei bambini, risponde a regole molto semplici.
Anche quando c’è la guerra.
Quindi, se ti rubano un amico e lo portano via, è un attimo organizzare una missione di salvataggio per andarselo a riprendere.
Cosimo, Italo, Riccardo e Vanda hanno solo dieci anni e la cosa che conta di più è stare insieme a giocare, per sempre.
Uno per tutti, tutti per uno.
Fuori c’è la guerra, la Seconda Guerra Mondiale, e si fa sempre più fatica a ritagliarsi del tempo all’aperto.
I grandi hanno paura, soprattutto dei bombardamenti, e finiscono per ridurre sempre più i confini del gioco.
Per fortuna i grandi si abituano a tutto, perfino ai nazisti in città, e poche settimane dopo il loro arrivo il cortile aveva ricominciato a popolarsi.
Cosimo vive con il nonno e il fratellino più piccolo. La mamma è morta e il papà era un rompicoglioni, quindi se lo sono portato via.
Preso dalle camicie nere appena era iniziata la guerra e portato in un paesino sperduto affinché non disturbasse più nessuno. A parte quei poveracci del paesino sperduto.
Italo è il fratello minore di un eroe di guerra, Vittorio, colpito ad una gamba per aver soccorso un soldato ferito. Un fratello per il quale prova amore e orgoglio, ma anche quella punta di gelosia inespressa causata dalle poche attenzioni del padre, che ha occhi solo per l’eroico figlio maggiore.
Vanda non ha nessuno, è stata abbandonata in fasce davanti alla porta dell’orfanotrofio e, da allora, c’è solo Suor Agnese ad amarla, quella suora buona che si occupa di lei, che la accudisce come una madre amorevole e che è sempre pronta a perdonare le sue quotidiane fughe dal convento.
Poi c’è Riccardo, ebreo che vive nel ghetto, arrivato in silenzio un giorno, durante una partita di biglie, un osservatore discreto, accolto immediatamente nel gruppo.
Perché Riccardo non è il più furbo, non è il più forte, non è il più simpatico, ma da un giorno all’altro avevano iniziato ad aspettarlo prima di cominciare a giocare.
Succede che un giorno Riccardo se lo portano via.
– Gli ebrei sono nemici del fascismo e dei tedeschi. Per questo li rubano – dice Italo.
– Ma lui non ha mai fatto niente di male. Non è un nemico cattivo.
– Lui no, certo, ma mettiti nei panni dei tedeschi. Che fai, separi un figlio dai genitori?
I tre amici non hanno alcun dubbio.
Devono partire, devono cercare questo campo alla fine delle ferrovia dove hanno portato Riccardo e andare a riprendersi il loro amico.
Devono andare a spiegare ai tedeschi che si sono sbagliati, che Riccardo è un bambino buono e che d’ora in poi sarà un bravissimo balilla.
Sarà una missione da eroi e, quando torneranno vittoriosi, tutti saranno contenti e nessuno li metterà in punizione per essere scappati.
Fa paura lasciare la propria casa, eppure passo dopo passo Cosimo si distacca da quel turbamento, forte di una consapevolezza nuova. Non trova le parole giuste come farebbe Riccardo, però sente che è come se non fossero necessari muri, porte e finestre. Anche tre amici insieme sono una casa.
La fuga di Cosimo, Italo e Vanda mette in allarme gli adulti e dà il via ad una seconda missione, quella che Vittorio e Suor Agnese organizzano nella speranza di raggiungere i bambini e riportarli a casa sani e salvi.
E mentre i piccoli eroi marciano alla ricerca dell’amico perduto con coraggio, entusiasmo ed orgoglio, incuranti dei pericoli, della fame, della stanchezza, e del caro prezzo della libertà, Vittorio e Suor Agnese, la terra e il cielo, si ritroveranno a fare i conti con le proprie vite e ad interrogarsi, come mai prima di allora, sull’amore, sulla fede, sulle loro scelte.
Cosa resta di quel viaggio? La memoria. Il senso di tutto. Il per sempre.
L’ultima volta che siamo stati bambini, di Fabio Bartolomei, è un romanzo d’amore incontaminato. Di un’amicizia talmente leale e sincera da non fermarsi nemmeno di fronte al gigantesco mostro della Guerra.