Non ho mai comprato un libro il giorno stesso in cui usciva in libreria, ma ora posso finalmente dire di aver fatto anche io quest'incredibile esperienza! Applausi al mio spirito da topo da biblioteca, applausi! Però è tutto vero: quando l'ultimo 9 Gennaio "Gli scomparsi di Chiardiluna" è uscito in tutte le librerie italiane, io, vittima innocente del mercato, mi sono fiondata a comprarlo. Ad agosto avevo letto il primo volume, "I fidanzati dell'inverno", e non è che lo avessi proprio amato, se devo ammettere: si,apprezzavo sicuramente la scrittura dell'autrice e la sua originalità nel descrivere una realtà così particolare, ma mi aveva lasciato ancora troppi dubbi da chiarire e quello che era partito con un forte 'si' si era poi trasformato in una 'ni' verso la fine. Ma allora perchè darsi tanta pena per l'uscita del secondo tomone della saga dell'Attraversaspecchi? Oltre ad essere semplicemente curiosa di sapere cosa capitava ai nostri protagonisti, volevo vedere se le piccole pecche che avevo trovato nel primo romanzo c'erano anche nel secondo oppure no. Beh, che dire: se 'Fidanzati dell'inverno" era in complesso un bel fantasy, "Gli scomparsi di Chiardiluna" lo è ancora di più, indipendentemente dai mini-difettucci che ci si possano trovare; questo non è proprio il caso di dire 'Il primo è sempre il migliore', infatti tutto ciò che apprezzato del primo l'ho ritrovato anche nel secondo, ma sotto steroidi.
Per intenderci ho letto 560 pagine in 2 giorni e questa per me, che adoro godermi i libri assaporandoli lentamente, non è una cosa normale. Riassumere la trama di questo romanzo oltre ad essere indubbiamente una bomba di spoiler (tanto che, riprendendolo in mano prima, mi sono accorta che anche la trama sul retro-copertina ne fa uno enorme!) è anche piuttosto impossibile per quanto sia complessa e densa. Vorticosa, travolgente e mozzafiato: solo la trama in sè è un motivo validissimo per leggere il libro perchè ti tiene incollata al foglio, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo. La Dabos ha la spaventosa capacità di creare situazioni talmente uniche che ti lasciano folgorata sul posto ed evoluzioni della trama che ti gettano in una piacevole confusione: smetti di cercare di prevedere la prossima svolta narrativa, perchè tanto hai capito che è inutile, e ti abbandoni totalmente alle manine sapienti dell'autrice. Non si sa mai che cosa può capitare ai protagonisti: colpo di scena dopo colpo di scena, ci addentriamo in quella giungla di avvenimenti che ci travolge con irruenza. Devo dire che trovo le trame della Dabos eccezionali e del tutto geniali. Chapeau!
L'unico appunto che mi sento di fare è che questi tre libri, in realtà, sarebbe meglio se fossero stati pubblicati in una trilogia unica per due motivi: innanzitutto, c'è una continuità molto precisa ed organizzata tra il primo libro ed il suo seguito; e poi adesso, dopo aver finito "Gli scomparsi di Chiardiluna", devo sapere cosa succede ad Ofelia e Thorn! Si tratta di un bisogno fisico, capite? Che qualcuno dica alla casa editrice e/o di muoversi a tradurre il terzo, non so un'acca di francese! A parte gli scherzi, arrivi ad immergerti talmente tanto nella lettura che diventa una sorta di droga.
L'ambientazione, inoltre, è proprio bella: completamente inedita ed originale, in un misto fra lo Steampunk e la Belle Epoque condita di elementi magici presenti ma sicuramente non invadenti ed esagerati. Unica!
Allora, allora, allora, adesso arriviamo alla spina nel fianco! Mentre i personaggi erano sicuramente uno dei difetti di 'Fidanzati dell'inverno' perchè gli stessi protagonisti, secondo me, non erano stati abbastanza approfonditi caratterialmente e sembravano due macchiette particolari (ma pur sempre macchiette), in questo secondo romanzo hanno subito un'evoluzione incredibile. Fin dalle prime pagine vediamo come la stessa Ofelia, una volta timida e sempre dietro a soffiarsi il naso, osi contraddire il futuro marito Thorn ed addirittura esporsi davanti al sire Faruk. Sia lei che Thorn, appunto, sembrano diventare più maturi durante il corso del libro e, pur avendo ancora qualche pecca, devo dire che la cosa mi è piaciuta tantissimo: Ofelia risulta meno impacciata e decisamente più coraggiosa, indipendente e sicura di se stessa e delle sue capacità; Thorn, invece, restando l'uomo gelido e calcolatore di sempre, lascia trapelare qualche sprazzo d'umanità dalla sua altrimenti imperturbabile armatura e devo dire che ha acquistato dei punti rispetto al primo volume. Credo di non fare spoiler dicendo che per buona parte del libro (per non dire tutto) la relazione tra i due è semplicemente un affare politico, ma non posso fare a meno di amare questa coppia con le loro litigate silenziose e l'affetto reciproco svelato dalle piccolissime cose: sono una romanticona mancata, lo so, ma è più forte di me! La cosa che ho apprezzato di tutti e due i romanzi è che non c'è da parte dell'autrice una romanticizzazione del matrimonio combinato: Ofelia dice più e più volte nel corso della storia che non vorrà avere una famiglia con Thorn e che non ama molti aspetti del suo carattere e Thorn lo accetta anche se a malincuore. Eppure ne "Gli scomparsi di Chiardiluna" assistiamo ad una svolta decisiva anche nel loro rapporto (che doveva accadere altrimenti non sarebbe neanche una storia d'amore!), però si può dire che la Dabos non ci regala certo momenti di particolare emozione tra la coppia, sviluppando più che altro le varie e succosissime trame secondarie!
Un'altro personaggio di rilievo in questo romanzo è Faruk, lo smemoratissimo e inflessibile spirito di famiglia dell'arca del Polo, di cui viene indagato il passato con flashback separati dal resto della narrazione e che, però, pur facendo progredire la trama, non si distingue particolarmente per quanto riguarda alla personalità, che mi sembra un pochetto stereotipata. Ma, ehi, pensavo la stessa cosa di Ofelia e Thorn, quindi si starà a vedere! Ritroviamo, inoltre, tutta la marea di personaggi secondari della corte di Faruk di cui avevamo letto anche nel primo libro: Archibald, Berenilde, il barone Melchior, Madre Ildegarda e tutti gli altri. Come ho già accennato, sembra che l'autrice, soffermandosi così tanto sullo sviluppo della trama, rubi delle pagine in cui potrebbe approfondire alcuni tra i personaggi più interessanti, come Archibald per esempio, non riuscendo bene a gestire questi dettagli. Peccato!
In conclusione, trovo che la saga dell'Attraversaspecchi meriti veramente tanto come fantasy per l'originalità sia della storia sia dell'ambientazione, molto di più che altre saghe per 'ragazzi' più famose. Beh, ora aspettiamo fiduciosi in un angolo l'uscita del seguito!