Scarno, essenziale e con inframmezzi lirici, poetici, sulla condizione e la natura umana. Éric Vuillard con L’ordine del giorno restituisce luce e colore, riporta a nuova vita, avvenimenti e personaggi che hanno caratterizzato gli anni Trenta del secolo passato. Sono gli accadimenti che hanno proceduto e preparato l’Anschluss, l’annessione dell’Austria da parte della Germania hitleriana, a fornire una cornice al libro, teso a far riemergere dalle nebbie del passato le contraddizioni, le ferite e le verità taciute di uomini e donne, gente comune, industriali e uomini di stato, che cedettero, con affascinata rassegnazione, alle lusinghe della propaganda e ai bluff spregiudicati assemblati dalla macchina del consenso nazista. Un libro bellissimo, esile e poderoso allo stesso tempo, che suona come un triste monito in questi tempi grami di navi alla deriva e uomini forti idolatrati come nuovi difensori della patria. Terra e sangue, impasto mortale e lezione dimenticata per l’uomo di ogni tempo. Verrebbe da concludere, con l’autore
Non si cade mai due volte nello stesso abisso. Ma si cade sempre nello stesso modo, con un misto di ridicolo e di spavento.