«Ho conosciuto Eulalia durante una cena» – ricorda Chantel Acevedo, autrice di Fratelli di latte (edizioni e/o). «Un amico studioso dell’infanta si era messo a raccontare la storia della sua prima apparizione pubblica all’Avana, e mi sono incuriosita.»
Quella notte, la scrittrice di origini cubane comincia a mettersi sulle tracce della principessa Eulalia di Borbone, che deliziava e confondeva le masse che l’attendevano al porto dell’Avana – la Spagna come ingombrante madrepatria. «Ho scoperto che era una scrittrice, e anche una femminista, e che la sua traiettoria – dalla Spagna, a Cuba, agli Stati Uniti – assomigliava a quella della mia famiglia.»
Questa vicinanza spinge Chantel Acevedo a scrivere un romanzo, dando vita al personaggio di Tomás, fratello di latte di Eulalia, che ne mostra le sfumature, i desideri, la voglia di ribellione.
Ci si chiede fino a che punto uno scrittore si possa spingere quando inserisce elementi di fantasia in una storia realmente accaduta. «Ci sono dei limiti. Ogni scrittore di narrativa storica sceglie quale sia quel limite. Mi piace attenermi alla timeline della vita dei personaggi, e cercare di conoscere il loro pensiero, la loro visione del mondo, di modo che quando invento, mi avvicino al loro spirito».
Eulalia è una principessa che non si rispecchia in tale ruolo, sognando e sacrificando una libertà che conquista solo quando sopraggiunge l’esilio. L’elisio è un tema che Chantel, figlia di esuli cubani, sente molto vicino: «La mia famiglia non ha mai pensato di poter tornare a Cuba, nemmeno per una visita. Se la sono lasciata alle spalle. Eppure, quello che è successo a Cuba è sempre stato nelle loro menti. La politica cubana si è svolta anche a Miami. Sento affetto per quel luogo che non mi appartiene se non attraverso la genealogia. È un posto che sembra familiare, anche se in realtà non lo è.»
La lotta dell’infanta Eulalia rappresenta l’incarnazione di tutte le donne che da secoli combattono lotte mai vinte fino in fondo. «Ci sono forze che vogliono censurare le donne e opprimerle – ammette Acevedo – ma mi piace pensare che Eulalia oggi avrebbe la stessa forza, indipendentemente dall’epoca in cui ha vissuto.»