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Elena Ferrante. Le parole chiave di Tiziana de Rogatis

Autore: Marina Grillo
Testata: Internostorie
Data: 27 novembre 2018
URL: http://www.internostorie.it/recensioni/elena-ferrante-le-parole-chiave-di-tiziana-de-rogatis/

Elena Ferrante e l’anonimato. Perché è questo prima di tutto. Si è molto dibattuto sul suo mistero, sfociando anche in opinabili metodi di inchiesta. Alla fine, è così importante associare un volto a un’opera? Può la curiosità pruriginosa sovrastare la sua scrittura? Allora perché non attribuirle dei tratti identitari attraverso un alfabeto ben preciso e in alcuni casi inedito?

Tiziana De Rogatis, docente universitaria, ha analizzato ogni passaggio, oserei dire persino virgole, della sua bibliografia soffermandosi con maggiore attenzione sul ciclo dell’Amica geniale, trovando un contatto con gli altri lavori, contemporanei o precedenti alla stessa.

Il titolo innanzitutto: Elena Ferrante, si riconosce già il peso della figura letteraria. Poi Le parole chiave: «costituiscono il lessico di una storia femminile tra minorità ed emancipazione, in grado di delineare una totalità e le sue fratture: un racconto al tempo stesso intimo e sociale». È un saggio ben documentato, denso, con un tono accademico. Da leggere a piccole dosi.

Nulla sfugge al suo occhio indagatore, scava sotto la superficie, sostenuto da una ricca critica, per scoprire quanto sia effettivamente articolato e identitario l’universo ferrantiano: simboli, suggestioni mitologiche letterarie (su tutte Elsa Morante, com’è dichiarato nella Frantumaglia, forse il suo manifesto intellettuale), passaggi storici. Immagini che divengono lettere nitide, lemmi appunto.

Se c’è un termine per me esemplare della tetralogia è “smarginatura”, che incontrai per la prima volta nelle pagine di Via Gemito di Starnone. Ci penso spesso, anche a distanza di anni, per come quella parola abbia definito meglio Lila – è lei che lo usa, credo in apertura di Storia del nuovo cognome durante i festeggiamenti del Capodanno del 1958 – «la fuoriuscita dal margine prestabilito della realtà convenzionale. […] è la perdita di confine che definisce le forme». E sarà così fino all’ultima riga.

Ci sono una Storia e le storie, un metaromanzo che tratta di scrittura nella penna di Lenù e negli otto quaderni di Lila, nei racconti infantili, Napoli e il suo rione, il dialetto, le trasformazioni sociali, il femminile compreso il rapporto filiale, i movimenti vissuti da un punto di vista speciale: l’emancipazione femminile, non solo economica ma soprattutto intellettuale. Ed è ciò che ostacolano e mal digeriscono i maschi dell’Amica geniale: fosse solo Nino Serratore il vero problema. Il sistema patriarcale si esprime attraverso la violenza verbale e fisica, è sostenuto dalle stesse donne; viene messo a soqquadro, esplorato e in qualche modo combattuto.

Questo racconto geniale e popolare, narra di un legame spesso asimmetrico ma in grado di sfoderare un grande potenziale creativo: Lila e Lenù si saccheggiano l’un l’altra ma si pensano come un noi. È vero, il ritmo serrato e dettagliato – nessun termine è un accessorio ma fondamentale per il buon funzionamento della trama – non lasciano scampo, bisogna spingersi oltre le prime 50 pagine per non abbandonarla. La qualità della scrittura è molto alta. Forse perché siamo assuefatti dalla leggerezza nella sua accezione negativa.

Tiziana De Rogatis ci salva dalle facili apparenze o pregiudizi connettendo trame e immagini.