I primi due episodi sono stati presentati fuori concorso a Venezia, poi proposti per tre giorni a settembre al cinema e dal 27 novembre arrivano in simultanea su Rai1 e sulla piattaforma stream di Timvision. L’amica geniale, la serie in otto episodi (in quattro appuntamenti, sempre di martedì) tratta dal primo volume della quadrilogia di Elena Ferrante, è probabilmente l’operazione più onerosa progettata dalla Rai con il determinante contributo di Hbo, Fandango e della Freemantle Media. Chiaro che sulla saga letteraria dal successo planetario (oltre 10 milioni di copie vendute in 40 paesi), intorno all’amicizia fra Elena Greco e Raffaella Cerullo sullo sfondo di un quartiere napoletano degli anni 50, la tv di stato punta molto. È stata perfino allestita al pianterreno di viale Mazzini una mostra: uno schermo proietta le strade dove è ambientata la storia, due manichini «indossano» i vestiti delle protagoniste e su una teca sono sistemate anche le scarpe ideate dal calzolaio Cerullo.
IL TERZO EPISODIO proposto in anteprima – dal titolo Le metamorfosi – è un momento centrale nello sviluppo del racconto, con il delicato passaggio che porta le ragazze nell’adolescenza. Con la voce fuori campo di Alba Rohrwacher, la storia inizia quando Elena ormai anziana perde le tracce dell’amica e inizia a raccontare la loro vicenda personale.
Saverio Costanzo è il regista della serie, scelto dalla stessa scrittrice: «Quando Elena è entrata nella mia vita, avevo già letto i primi tre volumi ma seguivo i suoi lavori come lettore sin dagli inizi. Anzi avevo tentato una decina di anni fa di prendere i diritti della Vita oscura, lei fu molto gentile ma mi disse no. Dopo di che c’è stata questa occasione e ha fatto anche il mio nome. Il rapporto con lei (Elena Ferrante ha collaborato in fase di sceneggiatura, ndr) è stato fondamentale, perché più di noi ha coscienza della storia e dei suoi personaggi. Un atteggiamento mai difensivo, aperto al cambiamento: anzi ho il sospetto che volesse una trasposizione ancora più infedele».
A CHI MUOVE obiezioni sulle difficoltà di un regista uomo ad entrare in una vicenda «al femminile», risponde: «Queste differenze in campo artistico non esistono, non riesco a pensare in termini di maschile e femminile. Non sarei stato in grado di scrivere la saga, ma in quanto lettore sono in grado di comprenderla e il fatto che sia maschio non è un limite. Sarei una persona non compiuta a prescindere dal mio orientamento sessuale». Televisione e cinema hanno due linguaggi diversi: «Siamo consapevoli di andare in un elettrodomestico – sottolinea Costanzo – e trovo che quello che si vede in sala è molto più interessante di quanto si vede in tv. Ma l’approccio non è stato ’fare qualcosa per la tv’, come se fosse una cosa screditante, ma per il cinema».
UNA FICTION costruita attraverso un linguaggio articolato, in dialetto napoletano tanto da ricorrere spesso all’uso di sottotitoli e un dispiegamento di forze inusuale: 150 attori, 5 mila comparse, 2 mila metri quadrati di set, oltre 1500 costumi. A interpretare Elena e Lila bambine sono Elisa Del Genio e Ludovica Nasti, mentre le due amiche adolescenti hanno i volti di Margherita Mazzucco e Gaia Girace.