Come può un bambino di tre anni e mezzo dichiarare di avere due madri? Questo è quello che sostiene Malone all’asilo, e alla luce di tali rivelazioni le maestre decidono di contattare lo psicologo infantile Vasil. Nessuno al di fuori di lui prende seriamente le affermazioni di Malone, che sostiene che sua madre non sia la sua vera madre, ma Vasil percepisce qualcosa, qualcosa tra le storie che il bambino racconta – così strane e allo stesso tempo credibili – che incondizionatamente lo spinge a voler vedere più chiaro.
La memoria di un bambino è fragile e purtroppo non strutturata come quella di un adulto, per cui Vasil, che vuole scavare a fondo in questa storia, non ha il tempo a suo favore, e chiederà aiuto alla polizia in veste dell’ispettrice Marianne Augresse, la quale si troverà ad aiutarlo in questa lotta contro il tempo e che a partire dalla domanda “chi è Malone?” porterà l’indagine a rivelazioni scioccanti.
È uscito il 3 ottobre 2018 in Italia “La doppia madre”, l’ultimo libro di Michel Bussi, uno tra gli autori francesi di gialli più stimati e venduti.
Bussi è un autore da apprezzare sotto ogni punto di vista. Primo tra tutti la sua scrittura, non solo a livello stilistico, ma anche per quanto riguarda l’organizzazione della trama. Le storie da lui raccontate sono sempre molto variegate e differenti, non c’è mai una ripetizione di tematiche e ognii volta che si inizia a leggere un suo romanzo non si mai cosa aspettarsi, e puntualmente si viene sorpresi.
Ne “La Doppia madre”, in particolare, Bussi riesce all’interno di uno stesso libro a trattare svariati temi e, anche grazie a questa diversità, sviare il lettore rendendo imprevedibile fino alla fine la piega che prenderà la storia.
Il romanzo analizza il punto di vista prettamente femminile e le donne, anche se non le uniche, sono le vere protagoniste. La loro psiche è al centro del quadro ideato da Bussi, personaggi che con le loro storia provocano molte riflessioni su un tema delicato come la maternità.
Nonostante personalmente abbia preferito altri suoi precedenti romanzi, “La doppia madre” rientra pienamente tra quelli che si possono considerare come thriller ben riusciti.
I personaggi sono altrettanto variegati, dai caratteri definiti e, anche se non mancano alcuni clichés, si entra in empatia con loro, buoni o cattivi che siano. Con i loro comportamenti provocano nella mente del lettore molte domande senza risposta, insinuano dubbi che solo alla fine, e vi assicuro che ci arriverete in fretta, saranno sciolti.
I libri di Bussi sono thriller eleganti, non macchinosi e pretenziosi, è un autore in grado di trascinarti in ambientazioni e mondi lontani dalla propria quotidianità, e riesce a far vivere vere le proprie esperienze. È un autore diverso, nel senso più positivo del termine. Si differenzia dal panorama del thriller attuale, dove spesso si ha la sensazione di leggere delle vere e proprie copie, rendendo i suoi libri davvero unici.
Seppur la conclusione sia stata diversa dalle mie aspettative, un po’ inverosimile, l’articolazione della trama è complessa e niente è lasciato al caso. Assolutamente consigliato!