Carolina ha paura dell'abbandono
Perché, ammettiamolo, capita a tutti, a tutte. Perché siamo creature imperfette, fragili, piene di difetti. Perché a volte ci facciamo prendere dall'insicurezza, o peggio dal senso di inadeguatezza, non ci sentiamo all'altezza di quanto ci circonda. Perché, sporadicamente, capita che qualcuno imperdonabilmente contribuisca a farci sentire così e noi gli diamo retta. Perché temiamo che il nostro modo di essere nella vita, di impegnarci nel mondo non sia sufficiente a farci accettare. Perché a volte, imprevedibilmente, ci troviamo soli a fare i conti.
Quando ci capita di sentirci così - seppur immotivatamente - la voce scabra, impietosa dell'autrice di questo romanzo ci gratta l'anima, raccontandoci la storia di una decostruzione, di una disgregazione intima, ma anche di una ricostruzione, di una forza riscoperta, di un rimettersi in piedi. Perché la Ferrante ci dice - con una durezza che sa di sprone - che agli abbandoni (reali o metaforici che siano) si sopravvive. E spesso il trauma diventa la via per scoprire in sé risorse inaspettate.