Elena Ferrante disvelata attraverso delle parole chiave. Un incontro illuminante, e molto partecipato, si è svolto ieri – 19 ottobre – alla libreria Fahrenheit di Termoli: ospite Tiziana De Rogatis, docente di Letteratura Italiana contemporanea all’Università per stranieri di Siena. Il suo ‘Elena Ferrante. Parole chiave’ è un viaggio affascinante nell’opera della scrittrice ‘senza volto’, fenomeno editoriale il cui successo ha travalicato i confini nazionali per arrivare finanche oltreoceano. La quadrilogia de ‘L’amica geniale’, oltre 10 milioni di copie vendute, ha ‘rapito’ lettori di tanti Paesi del mondo e ha conquistato anche molti recensori.
Un successo trasversale rispetto al quale chiediamo le ragioni all’accademica. “C’è nel libro della Ferrante una capacità di creare un tempo lungo, che al suo interno ricostruisce altri tempi”. Una sorta di romanzo storico che risponde, per la De Rogatis, ad un bisogno oggi molto sentito: “quello di recuperare un senso del tempo che noi, a causa della vita liquida che viviamo, abbiamo perso”.
L’autrice della quadrilogia ha poi intercettato temi molto attuali legati alla costruzione dell’identità femminile e, di conseguenza, delle differenze storiche con quella maschile. Il tema della violenza, “fisica ma anche simbolica”, è un altro dei motivi centrali nel racconto. “Il femminile aggredito che si immedesima nei valori dell’aggressore è molto evidente, ne L’amica geniale, nel comportamento delle madri” che costruiscono la propria identità sul linguaggio della violenza, divenendone complici. Nelle conferenze che la De Rogatis ha tenuto, dalla Cina alla Slovacchia, dal Canada all’Inghilterra, le domande ricorrenti delle donne erano proprio sul tema della violenza. “In Cina una studentessa di una prestigiosa università mi ha chiesto ‘Le donne si frantumano perché subiscono l’arroganza continua?’. Il riferimento è al romanzo ‘La frantumaglia’ ma il tema percorre tutta l’opera della Ferrante.
In una genealogia di scrittrici che la Ferrante ha recuperato, non si possono non citare Elsa Morante e Anna Maria Ortese. “Tutte loro vivono un rapporto di appartenenza ma anche di estraneità al Sud e creano personaggi di confine come Elisa in ‘Menzogna e sortilegio’, chiusa nella sua cameretta ma al tempo stesso libera, o come Elena de ‘L’amica geniale’, sradicata ma con un forte legame con Napoli”. Già, Napoli, il teatro dei romanzi della Ferrante, “una città vissuta come prolungamento del corpo”. Molti napoletani – tra cui la De Rogatis stessa – ritrovano nell’autrice della quadrilogia la dimensione di esilio permanente che loro stessi vivono, pur abitando nella propria città. “Colpisce molto, in tante parti del mondo, il racconto di questo luogo di cui non si può conoscere tutto, che rimane dunque un enigma, ma resta pur sempre un luogo urbano di solitudine”. Un posto in cui, come in tanti altri del mondo globalizzato, convivono realtà iper-tecnologiche al fianco di luoghi arcaici, primitivi e brutali.
presentazione Elena Ferrante. parole chiave
A fare da moderatrice nell’incontro dei lettori con l’autrice è stata la giornalista Valentina Fauzia che ha da subito sottolineato la ‘scrittura geniale’ della Ferrante e, similarmente, della De Rogatis. L’autrice ha esordito condividendo con i presenti le difficoltà che ha incontrato, da donna, ad entrare in un mondo, quello accademico, popolato perlopiù da uomini, e nella scelta di occuparsi della Ferrante, provenendo da una storia universitaria austera e tradizionale (i suoi studi inizialmente si sono orientati su Montale, ndr). “La Ferrante mi ha folgorato e mi indignavano gli attacchi su di lei”. La scelta è stata quella di analizzare l’opera della misteriosa autrice attraverso parole chiave che permettessero al lettore di districarsi nel caleidoscopico mondo generato dalla penna della Ferrante.
Le donne narrate nei romanzi analizzati sono eredi di fragilità millenarie e di ataviche esclusioni dai luoghi pubblici. I personaggi femminili, nel libro, precipitano in un tempo mitico in cui vi è una genealogia arcaica di donne recluse, come la mitologica regina Didone. Ma dopo essere sprofondate queste donne riemergono, nel ‘pozzo nero’ in cui precipitano le stesse trovano le risorse, gli scalini per risalire.
‘Smarginatura’, questa la parola chiave numero uno, che significa rompere i margini di ogni tipo, da quelli linguistici a quelli relazionali, contrapponendo allo stereotipo dei controaspetti complessi. Prendiamo l’amicizia, altra parole chiave. Nel libro, che racconta il legame tra Elena e Lila, si ravvisano le differenze tra femminile e maschile nel vivere questo sentimento, che per le donne è meno codificato e dunque più fragile, “sicuramente più ambivalente di quella maschile”. Ancora, la parola ‘amore’, un sentimento che richiama alla vita ma che, allo stesso tempo, può essere distruttivo. Nell’incontro con l’autrice emerge anche la ‘polifonia’ del racconto, il continuo mutare dei punti di vista che produce l’effetto, destabilizzante, di trovarsi in un labirinto. Un gioco di specchi in cui l’identità si costruisce attraverso il racconto fornito dall’altra. Il punto di vista maschile non è affatto assente nel racconto ma è definito ‘spiazzante’ per gli uomini.
Uno dei temi più sottolineati nel corso della serata è stato il ‘diritto di cittadinanza’ negato alle donne. La domanda emblematica che le donne, ancora oggi, fanno è ‘Posso entrare?’. Alle scrittrici è come se venisse detto ‘Con quale diritto tu, donna, scrivi?’. Anche questo avvicina la Ferrante alla Morante – “nomadi della scrittura perché prive di una casa specifica” – ma anche alla De Rogatis stessa. Le donne – spiega la docente universitaria – sono accomunate dal disagio e dal senso di inadeguatezza a entrare in certi luoghi e in certi ambiti. Il risultato è che credono che quello che conseguono è tolto a qualcun’altra. Da qui il loro senso di colpa. La De Rogatis mette in guardia dunque dalle ‘strutture invisibili’ di cui parlava Bourdieu, che di fatto negano alle donne l’eguaglianza di opportunità, specie nei luoghi del potere, e che sono ancora attuali.
E poi c’è il grande tema della lingua, del contrasto tra dialetto e italiano e tra ‘mondi’ sociali differenti. “L’amica geniale esce fuori dal racconto delle due Napoli contrapposte (popolare Vs borghese) e mette in scena un terzo spazio in cui tanti napoletani, come me, hanno potuto riconoscersi”.
Il pubblico ha seguito con attenzione l’autrice nel suo viaggio all’interno dei personaggi con i suoi continui rimandi al testo, in una conversazione dal tono intimo, lontano dal freddo teoricismo accademico. Infine, si è presentata ‘la questione’, quella più dibattuta quando si parla di Elena Ferrante. L’autrice ha avuto il merito di convogliare l’attenzione dei presenti sui contenuti e sui temi proposti dalla scrittrice ma il tema non era evitabile e la remora a parlare dell’identità di Elena Ferrante è stata infranta, a fine serata, dal libraio Danilo Rana. In un’epoca di sovraesposizione di sé sui social e sui media la scelta di ‘non apparire’ della scrittrice suscita un curioso, talvolta eccessivo, interesse.
La docente esclude che si tratti di un’operazione studiata a tavolino ma crede sia una precisa volontà di non vendere la propria vita e di non distogliere l’attenzione dai contenuti delle sue opere. L’ospite ha condiviso con gli astanti i complimenti che le sono pervenuti dalla sconosciuta scrittrice per mezzo della comune casa editrice E/O. “Quando scrivevo di Montale non mi è mai successa una cosa del genere. Proprio quando mi muovevo in un terreno connotato da invisibilità, mi sono sentita visibile”.