Secondo Pirandello ogni essere umano indossa una maschera che gli consente di integrarsi in questo mondo, di apparire nel modo in cui gli altri si aspettano di vederlo, per essere accettato, per essere normale. Keiko, la ragazza del convenience store, sceglie quella della commessa part-time, l’unica che le calza a pennello. Fino a quando non le viene staccata a forza, trascinandola in un vortice di dubbi in cui giusto e sbagliato, normalità e malattia, si fondono, scombinandole i piani.
Che cos’è la normalità? Essere conformi alle regole sociali, forse. Almeno questo è quanto chiunque direbbe.
E allora cosa è preferibile, essere tristemente normali o serenamente strambi? È meglio un matrimonio triste, ma socialmente accettato o una singletudine felice ma che conduce all’emarginazione?
Nel nuovo romanzo di Murata Sayaka, La ragazza del convenience store, la protagonista Keiko Furukama è tutto ciò che definiremmo bizzarro. Ha trentasei anni, non è sposata, non ha un compagno né figli e per giunta fa un lavoretto da niente, un part-time in un konbini, un supermercato, diremmo noi. Insomma, roba che sarebbe più adatta a degli studenti universitari ventenni e non a una donna matura.
Keiko è la commessa più efficiente, il suo konbini le parla chiedendole esattamente ciò di cui ha bisogno e lei è pronta a renderlo perfetto per ogni cliente. Sa esattamente quando riposizionare la merce, a che ora andrebbero preparati i pasti pronti, come far risaltare al meglio il prodotto in offerta.
È nel suo ambiente, perfettamente a suo agio nella maschera che ha scelto. Il suo supermercato è l’unico posto in cui lei non si sente strana, diversa; in cui, al contrario, è completamente integrata e, anzi, è ammirata e considerata una instancabile lavoratrice.
Ma è davvero così, o basta che la curiosità per la sua vita personale prenda il sopravvento per rispedirla in un limbo in cui lei ridiventa una reietta, un essere socialmente inutile, non economicamente stabile, non accoppiato, non procreante?
In quello che ha tutta l’aria di essere un romanzo leggero, fresco e brillante, Murata Sayaka si addentra invece all’interno di un discorso ben più ampio, che fa riflettere su cosa possa essere considerato accettabile e cosa invece no. Ma per chi? Per cosa?
Chi definisce cosa sia giusto o sbagliato? Chi può permettersi di giudicare le scelte altrui semplicemente perché differenti dalle proprie? Non è forse questa la cosa più sbagliata che si possa fare? Etichettare qualcuno come “strambo”, “bizzarro”, deriderlo, solo perché non capiamo fino in fondo il suo modo di vivere? Solo perché noi non abbiamo avuto lo stesso coraggio nell’intraprendere la strada, forse più discutibile, ma che ci agevola il cammino?
Keiko non vive secondo le norme sociali comunemente accettate, ma per lei non è un problema, se non nella misura in cui gli altri (sorella, genitori, amiche, colleghi) non la additano come diversa, non le implorano di guarire, come se il suo essere “fuori posto” fosse una malattia contagiosa.
La protagonista de La ragazza del convenience store, attraverso la sua logica sferzante e il suo innato senso pratico, affascina, diverte, commuove, risultando irresistibilmente meravigliosa.
Basato sull’esperienza personale dell’autrice, vincitrice di numerosi premi letterari, il romanzo pubblicato dalle edizioni e/o diventa una lettura fondamentale, oltre che gradevolissima, in tempi in cui storie di emarginazione, di diversità e di bullismo – psicologico e fisico – sono all’ordine del giorno, riportandoci indietro di decenni.
Assolutamente consigliato a chi ha bisogno di ampliare le sue vedute, a chi vuole trascorrere qualche ora di svago leggendo un ottimo libro, e a chi, anche se solo qualche volta, si è sentito fuori posto. Chissà che magari non lo ritrovi in queste pagine.