Conrad è un personaggio piuttosto misterioso, di lui si sanno poche cose. Sicuramente è un bravo cuoco, bravissimo anzi. Ha la capacità di far ingrassare chi è emaciato e di rimetterlo quindi in salute o di far dimagrire chi è talmente grasso da essere maleducatamente additato come un maiale.
Conrad arriva a Cobb, una cittadina tranquilla che sorge ai piedi di Prominence, un enorme castello altrettanto oscuro e misterioso, e da quel momento la vita cambierà un po’ per tutti gli abitanti.
Tutta la vicenda riprende molto bene le caratteristiche del cuoco protagonista: è come se tutto fosse sfocato, come se su ogni cosa aleggiasse una nebbiolina oscura e inquietante.
Si percepisce costantemente che qualcosa non va, che c’è qualcosa di poco chiaro, qualcosa che non ci fa stare tranquilli finché leggiamo, e allo stesso tempo è qualcosa di magnetico, che esercita su di noi una forza tale per cui non riusciamo a staccarci dalle pagine.
Il fascino (inspiegabile) che Conrad scatena su di noi è lo stesso fascino che lui provoca sulla famiglia Hill, una delle più antiche e ricche famiglie di Cobb.
E da questo punto di vista Il cuoco di Harry Kressing è veramente un buon libro, perfetto tra l’altro per questo periodo dell’anno, quando più spesso si ricercano letture creepy e angoscianti.
Lo stato di tensione che si avverte fin dalla prima pagina persiste per tutto il libro e incrementa costantemente, ma lentamente, in modo quasi impercettibile. E questo, oltre ad essere un pregio, a mio avviso è anche IL grande difetto del libro. Forse è perché sono abituata a leggere libri in cui ad un certo punto succede qualcosa di clamoroso, fatto sta che è proprio questo quello che manca ne Il cuoco. Manca il colpo di scena, e di conseguenza quando sono arrivata alla fine del libro e niente di clamoroso mi ha scosso, la prima (e l’unica) cosa che ho pensato è stata: “Be’? Tutto qua?”.
Da un certo punto di vista Il cuoco mi ha ricordato vagamente L’incubo di Hill House e Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, in tutti e tre c’è uno stato di angoscia costante, in tutti e tre si percepisce fin da subito che qualcosa non quadra, ma nei libri della Jackson poi c’è un picco di follia, un’escalation verso la degenerazione, c’è uno scatto quasi improvviso, mentre ne Il cuoco è stato tutto (troppo) lineare.
Probabilmente è un problema mio, probabilmente non sono abituata a leggere libri che si sviluppano in questo modo, non saprei. Sicuramente la figura di Conrad è stata descritta molto bene, provoca rispetto, ma anche timore reverenziale e addirittura paura non solo nella famiglia Hill e negli abitanti di Cobb, ma anche in noi lettori. Do atto a Kressing che è riuscito a tenermi incollata alle pagine tanto da farmi divorare tre quarti di libro in un paio d’ore, ma per me in questo libro manca qualcosa.