Alice nel pozzo ci cadeva dentro e faceva un volo che somigliava all'infinito. Lia in quel pozzo ci si affaccia, ogni volta che si mette a scrivere. Potrebbe vederci dentro solo cicatrici ma ci vede, invece, un filtro che le serve per capire «il mistero del comportamento umano». Lia è Lia Levi, giornalista e scrittrice che oggi, alle 17, in Bct apre l'edizione di Umbrialibri "la cura delle idee" con la presentazione del romanzo "Questa sera è già domani" (e/o Edizioni), che ha vinto lo Strega Giovani ed è finito nella cinquina del premio Strega. «Molte delle esperienze che racconto in questo libro sono accadute a mio marito nel periodo a cavallo fra le leggi razziali e la guerra. Sono episodi drammatici e anche avventurosi, con un finale a sorpresa. Avevo chiesto a mio marito di scriverlo, ma lui era un saggista. Ha detto di no. Allora gli ho detto "Lo scrivo io" e lui mi ha risposto "Magari". Così ho ideato una sorta di impalcatura in cui collocare quegli episodi, quelle storie che si raccontavano in famiglia, inventando anche molti personaggi». Il primo libro di Lia Levi è "Una bambina e basta", «era largamente autobiografico. Raccontavo quello che vivevo ma anche quello che non capivo quando ho dovuto affrontare i problemi della guerra e della persecuzione razziale. Avendo 6 anni tanti cose, appunto, non le capivo, erano emozioni, sensazioni, che sono come rimaste in un pozzo interiore». Il pozzo, appunto. E com'è la convivenza con questo pozzo? C'è ancora la tentazione di affacciarsi, di guardarci dentro oppure si vorrebbe chiuderlo una volta per sempre, passare oltre?
«Anche Primo Levi scriveva "fra me e la sofferenza c'è un muro e aldilà di questo muro c'è la mia creatività". Guardo ancora questo pozzo non tanto per raccontare i fatti ma per raccontare i fatti che riguardano le persone e come i loro comportamenti incidano su quello che accade e viceversa. Questo è un atto creativo e anche una continua liberazione. È questo mistero del comportamento umano che è eterno».
Il suo libro è risultato vincitore dello Strega giovani, «vuole dire che centinaia e centinaia di ragazzi l'hanno letto e votato. È una giuria che non si può manipolare». E proprio i giovani dei licei sono il pubblico con cui si sente più a suo agio. «Prima degli incontri leggono il libro e fanno domande molto profonde, si mettono in gioco». Quindi il libro non morto, nonostante giovani e vecchi preferiscano le letture al computer o sui cellulari e la soglia d'attenzione ormai sia intorno ai due minuti?
«Il libro è sempre esistito, non è riuscito a scalfirlo nemmeno l'e-book. Non tutti i processi di cambiamento sono lineari, ci sono ancora tanti giovani che hanno voglia di leggere e anche tanti insegnanti che fanno amare la lettura ai propri studenti. Come il professor Pasquale Guerra, con cui ho fatto molte presentazioni e che anche oggi sarà con me a Umbrialibri».