Eva, ventisettenne insegnante d’arte residente a Bruxelles, riceve inaspettatamente un invito proveniente dalla cittadina di Bovenmeer, il paese in cui è nata e cresciuta; la lettera arriva dal suo amico d’infanzia Pim, che la informa che il 30 dicembre verranno celebrati l’inaugurazione della nuova latteria altamente automatizzata dell’amico d’infanzia Pim ed il trentesimo compleanno di suo fratello Jan, un ragazzo che in realtà è morto quattordici anni prima.
Dopo diversi giorni di riflessione Eva decide di partecipare e porta con sé dalla capitale un oggetto singolare: un grosso blocco di ghiaccio.
Cosa ha spinto Eva a tornare a Bovenmeer dopo nove anni? Come mai tredici anni prima la sua amicizia con Pim e Laurens ha avuto bruscamente fine? A cosa serve il ghiaccio?
Non mi pare usare una frase fatta ma in questo caso è mio dovere fare un’eccezione: Si scioglie non è un romanzo per tutti.
Io sono la prima a non fare troppo caso a certi avvisi perché mi ritengo una persona poco impressionabile ma credetemi quando vi dico che all’interno di questo romanzo troverete scene davvero molto forti e che quindi la sua lettura è consigliata solo a persone con lo stomaco rivestito di moquette a pelo lungo.
Lize Spit narra la storia di Eva de Wolf saltando di capitolo in capitolo dal presente all’estate del 2002 fino ad un passato più eterogeneo, in un flusso di pensieri che travolge il lettore e lo tramortisce con alcune scene decisamente molto forti.
In questo romanzo c’è una vera e propria demolizione dell’ideale d’innocenza e serenità dell’infanzia: nonostante Eva sia soltanto una bambina è subito chiaro che la vita che sta vivendo non è affatto tranquilla a causa dei genitori, una coppia di alcolisti talmente concentrati a scannarsi ogni volta che si trovano nella stessa stanza da non notare le crescenti manie della figlia minore, Tesje, o le lacrime a malapena trattenute dal figlio maggiore Jolan, un ragazzino talmente isolato da avere problemi di comunicazione persino con le sorelle.
Il mondo di bambina di Eva è composto, oltre che dalla famiglia, dai suoi amici Pim e Laurens: figlio di contadini il primo e dei macellai del paese il secondo, sono gli unici due bambini nati come lei nel 1988 nella comunità di Bovenmeer e per questo i suoi compagni in ogni esperienza, un legame che però inizia a sfaldarsi quando “i tre moschettieri” escono da quel bozzolo che è la loro comunità per andare a frequentare le medie nella cittadina vicina, scoprendo un mondo ben più vasto popolato da persone delle quali non si è quasi costretti ad essere amici, ed il culmine di questa crisi avviene proprio nell’estate del 2002, quando i ragazzi iniziano ad esplorare quel terreno ignoto che è il sesso, un periodo di scoperte più o meno piacevoli che li cambia per sempre.
Lo stile di Lize Spit è semplice e molto diretto, quasi brutale in alcuni casi, e proprio per questo sono costretta a ripetere nuovamente l’avvertimento con cui ho aperto questa recensione: non avvicinatevi a questa lettura se non siete preparati alle scene poco piacevoli che potreste trovarvi all’interno perché i dettagli più spiacevoli non solo non vengono risparmiati al lettore ma se li trova buttati in faccia con violenza proprio perché queste scene gli facciano del male e lascino il segno.
Per buona parte del tempo questo libro risulta un po’ caotico e quindi non si capisce bene quale sia esattamente il motivo di tutto quello che viene letto fino a quando, man mano, quell’ammasso di pezzi di un puzzle apparentemente privi di legami iniziano a combinarsi tra loro e tutto inizia ad avere un senso, una sensazione che gela il sangue nelle vene perché non solo viene fatta luce su quanto accaduto nel passato ma acquistano un senso anche i gesti compiuti da Eva fino a quel momento ed è possibile intuire cosa accadrà.
L’unico accenno di critica che potrei muovergli riguarda un determinato elemento; chiunque abbia letto i maggiori classici della letteratura gialla o sia appassionato di serie tv poliziesche intuirà quale sia lo scopo dell’oggetto in questione ma, e qui sta l’abilità della scrittrice, la storia è talmente intricata e ricca di misteri ed omissioni che sembra impossibile che quello che poi si rivela essere il bandolo della matassa sia lì, in bella vista, placidamente stretto nella tua mano praticamente dal primo momento.
Per quanto questo romanzo sia crudo e metta alla prova la pazienza del lettore ben più di una volta, questo è anche un libro davvero molto valido che narra il traumatico passaggio dall’infanzia all’età adulta e per questo ne consiglio la lettura.