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Il banchiere nel riad

Autore: Mario Fortunato
Testata: L'Espresso
Data: 7 ottobre 2018

(...) L'autore, il tedesco Martin Mosebach (1951), mi risulta essere molto stimato in patria. Tuttavia, non avevo finora letto nulla di suo, essendo "Mogador" il primo titolo dello scrittore a vedere la luce anche in italiano. Il testo è un curioso miscuglio di suggestioni e idee differenti: racconto di idee con qualche citazione musiliana (il protagonista viene definito "uomo senza volontà"); storia che riesuma un certo gusto orientalista d'antan (Mogador è il vecchio nome della città marocchina dì Essaouira); per non parlare delle strizzate d'occhio alle cronache (la vicenda prende avvio da una truffa finanziaria globale) e le allusioni a quel genere di letteratura di ambiente internazionale e socialmente elevato, che una volta annoverava autori come Evelyn Waugh (a cui Mosebach è legato dalla riscoperta della fede religiosa) o William Somerset Maugham. I due perni attorno a cui ruota la complicata vicenda bancaria & milionaria sono i personaggi del giovane, tedesco e non del tutto cinico Patrick Elff, che sembra scivolare nei loschi affari di cui sopra più per una resa allo spirito del tempo che non per una propria volizione criminale, e Khadija, la donna marocchina un po' santa (o almeno stregona) e un po' puttana, nella cui casa Patrick trova rifugio, in fuga dalla girandola di scandali che si lascia alle spalle e che arrivano a lambire il semileggendario Monsieur Pereira, primo motore immobile del plot. Con una certa sfumatura suspense, sottolineata dal continui flashback che illuminano la storia di Patrick e quella di Khadija, rendendole insieme plausibili e misteriose, il romanzo non rinuncia a un'ambizione letteraria, che lo strappa alla moda (ormai insopportabile) del giallo e del noir.