Venezia, dove i primi 2 epiA sodi sono stati presentati alla stampa internazionale, l’attesa per la serie L’amica geniale era più alta che per Lady Gaga. Prima dei titoli di testa, in sala serpeggiavano domande assortite: «Ma tu hai letto i libri?», «Secondo te riusciranno a non tradire l’originale?», «Gli stranieri apprezzeranno? Capiranno?». Il successo globale dei 4 volumi (oltre 10 milioni di copie vendute in 40 Paesi) lascia ancora piuttosto sorpresi: come ha potuto una platea di lettori così ampia appassionarsi alla storia di Lila e Lenù, le 2 compagne di classe che crescono nello stesso rione popolare di Napoli negli anni ’50 e si attraggono, si respingono, cambiano, litigano, s’innamorano, fuggono, sullo sfondo di una Storia d’Italia insieme privata e collettiva? E invece, da Hillary Clinton a Nicole Kidman, lettrici (e lettori) insospettabili si sono tuffati in queste vicissitudini solo apparentemente “local”.
Il casting è stato un successo.
Un interrogativo risuonava più forte di tutti, prima della proiezione al Lido: la Lila e la Lenù televisive saranno fedeli all’idea che ci siamo fatti di loro? O, quantomeno, alla precisa descrizione che ne ha dato Elena Ferrante? Lila ha le «gambette magrissime, scattanti» e quegli occhi che la rendono «cattiva sempre»; Lenù, la narratrice, è «una bambina con i boccoli biondi, bellina, ma non sfrontata». Una risposta a questa domanda adesso c’è: il casting per scovare le 2 piccole protagoniste è il primo vero successo della serie. Ludovica Nasti, cioè Lila, ha lo sguardo magnetico del suo personaggio: a 11 anni, il suo modello d’attrice è già Sophia Loren, forse perché anche lei viene da Pozzuoli. La coetanea Elisa Del Genio ha la timidezza di chi si sente inadeguata tipica di Lenù. Sono perfette. Un altro quesito rimasto in sospeso ha trovato risposta: la serie (coprodotta da Rai Fiction e dall’americana Hbo, quella di kolossal come Il trono di spade) ha convinto pure gli stranieri. «È un adattamento che conserva le qualità letterarie dei romanzi, e al tempo stesso sa trasformale in televisione di grandissimo impatto» scrive Variety. «Il risultato è eccelso, non cede né alla nostalgia né all’effetto documentario» fa eco The Hollywood Reporter.
Gli spazi sono stati reinventati.
L’altra questione spinosa dell’adattamento tv sono i luoghi in cui si svolge l’azione. Chi ha letto i romanzi originali sa che la Napoli di Lila e Lenù è un territorio della memoria, prima ancora che della realtà. Il regista Saverio Costanzo, che aveva già portato sullo schermo un caso letterario come La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano (nel 2010), ha lasciato che la reinvenzione dello spazio abitato dai personaggi si prendesse la scena, letteralmente. Dopotutto, l’intero racconto è il lunghissimo flashback di Lenù nei suoi ricordi più antichi, in un passato che ormai è solo un album di fotografie un po’ sfocate (la voce narrante, un po’ invasiva, è di Alba Rohrwacher, a cui spetterà il personaggio nella versione adulta). La Napoli di L’amica geniale è una grande città ricostruita, alla maniera dei monumentali set di cartapesta del cinema di una volta. Nell’ex fabbrica Saint Gobain di Caserta hanno innalzato palazzine e addirittura una chiesa, hanno allestito l’aula dove le bambine si sfidano alla lavagna e la cantina dove perdono le loro bambole di pezza. E pure il tunnel, confine tra l’universo protetto (si fa per dire) dell’infanzia e il mondo più vasto che un giorno andranno a prendersi, ora è presto.
L’atmosfera è lontana dalle Gomorre televisive.
Tutto troppo finto, troppo artificiale? Può darsi, di certo non c’è la polvere della strada, la verità nuda e cruda a cui le Gomorre televisive ci hanno abituati. Ma i luoghi della serie restano fedelmente quelli che ci siamo inventati quando eravamo immersi nelle pagine del romanzo, perciò di fronte a ogni scena ci sentiamo ancora un po’ lettori. Succede anche con gli sviluppi successivi della narrazione. Lila e Lenù sono ormai adolescenti (a interpretarle troviamo Gaia Girace e Margherita Mazzucco), la loro Napoli di cortile si allarga, ecco il negozio di scarpe, e Ischia, e gli appartamenti del centro dove fare festa, e i fuochi d’artificio sopra il golfo. Ma è meglio non svelare di più, è più bello andare avanti capitolo dopo capitolo, come dentro un libro. A rileggere quella che è diventata davvero, come scrive Lenù, «la nostra storia».