Un noir potente, una scrittura essenziale e ricca al tempo stesso, una trama intricata e carica di luoghi, persone e delle contraddizioni di un territorio ancora in cerca della sua identità. Terra di sangue (544 pp., E/o edizioni) di Karin Brynard è la scoperta del Sudafrica. L’autrice costruisce con minuziosa pazienza un escalation di violenza e rabbia che metterà in piazza antichi rancori, sottrazione di terre e sprezzo per diritti e umanità.
Lo sfondo scelto dall’autrice, che con questo romanzo ha Debut Prize della University of Johannesburg, è la terra di confine tra Sudafrica e Zimbabwe. In una fattoria di Huilwater viene uccisa l’artista Freddie Swartz, una donna bianca, e la piccola Griqua che stava adottando. Le indagini dell’ispettore Beelsar solleveranno un vespaio, si tratta infatti di un caso piuttosto spinoso. L’omicidio che apre il racconto è brutale, raccapricciante, così crudo da risvegliare in tutti i cittadini del piccolo centro agricolo i ricordi degli assalti alle fattorie avvenuti all’indomani della fine dell’apartheid.
L’autrice non ha nessun timore ad usare la storia per descrivere quelli che sono i nervi scoperti di un paese colonizzato, brutalizzato, derubato e che ha poi dovuto riscoprire un sistema per sopravvivere ad una coesistenza di vittime e carnefici.
L’omicidio è solo l’escamotage da cui si diramano una serie di altre vicende. Le pressioni per risolvere il caso mostrano i giochi di potere all’interno dei ranghi della polizia. Il colore della pelle dei personaggi è uno degli aspetti sempre presente nelle pagine del romanzo, non per appesantire la narrazione o per usare la storia per colpevolizzare gli invasori bianchi. Bensì perché in un contesto qual è quello sudafricano l’essere nero, bianco o coloured si accompagna ad una storia familiare e generazionale.
La Brynard ci conduce in un fittissimo intreccio che si risolve solo negli ultimi capitoli. Non ci sono scossoni nella narrazione, l’autrice ci pone di fronte un indizio per volta così come fa con i personaggi. L’ispettore Brynard non è uno di quei poliziotti onniscienti che ha capito tutto prima degli altri e che passa il tempo a dimostrare le sue brillanti intuizioni. Proprio per questo si tende a parteggiare per lui e la sua sgangherata squadra.
La parte centrale del libro è quella in cui la scrittrice si è concentrata di più sulla ricostruzione di una memoria storica di quanto accaduto nei territori sudafricani alle popolazioni Griqua e ai boscimani con l’arrivo dei boeri. Grande attenzione è stata anche riservata alle descrizioni sia delle condizioni delle piccole città in cui si svolge l’azione, sia del veld, la distesa di praterie e steppe sudafricane.
La carnalità, di recente molto presente nei romanzi noir italiani, è solo accennata e mai realmente resa su pagina. I rapporti uomo donna sono pilotati dalla sessualità, ma si tratta sempre quasi di un non detto che aleggia sopra le vite degli attori.