Nell’antica Grecia, l’ostracismo era il bando imposto a persone ritenute pericolose per la sicurezza della città e dello Stato. Nel linguaggio comune, indica il mezzo con cui un gruppo di potere isola persone ritenute sgradite, ma anche il modo con cui si cerca di ostacolare un’iniziativa. Ostracismo è il titolo del recente romanzo di Veit Heinichen (edito da e/o), tradotto dal tedesco da Monica Pesetti, di cui si parlerà al Festival Lignano Noir – assieme all’autore – domani a Lignano, alla Biblioteca Comunale (via Treviso 2), dalle 18.30.
Un titolo originale e incisivo, che si riferisce ai diversi significati della parola e a diversi temi proposti dal libro. Dove l’ostracismo è quello che è stato dato al protagonista del libro, incarcerato sulla base di false testimonianze pilotate che hanno trasformato in assassinio un atto di legittima difesa compiuto nei confronti di una guardia giurata al servizio di un piccolo gruppo di potere che vuol mettere le mani sulla città, in particolare sul porto. E ostracismo può essere considerato anche l’assassinio di un’importante imprenditrice greca che ha progetti sul futuro del porto che contrastano con quelli della cricca che ostacola sistematicamente tutti i cambiamenti. E ostracismo è pure quello di una parte della comunità cittadina che esprime atteggiamenti di rifiuto nei confronti delle novità, dei gruppi minoritari, dei soggetti più deboli di una società in movimento. Contro questo gruppo di potere e i suoi atteggiamenti si muove il protagonista del libro (Aristèides Albanese-Athos-Il Greco) che – uscito dal carcere dove ha trascorso quasi un terzo della sua vita – intende punire, a suo modo, in modo originale, gli artefici della sua disgrazia; e che capitalizza le proprie abilità culinarie costruendo, con pochi mezzi, una piccola impresa di ristorazione assieme a un giovane pachistano conosciuto in carcere.
Veit Heinichen, scrittore tedesco di successo, nato nel 1957e residente da molti anni a Trieste, ha rappresentato ancora una volta – nelle sue pagine ambientate a Trieste come quelle dei precedenti romanzi (da Morte in lista di attesa a La giornalaia)- la fisionomia e i meccanismi di un mondo che cambia, la dinamica di una realtà europea e mondiale in movimento contrapposta alle resistenze e agli ostacoli di gruppi misoneisti e retrogradi. Il noir di Heinichen riesce a esprimere in modo avvincente, sul piano narrativo, questa sorta quasi di paradigma, utilizzando il genere e la sua modernità come lente di osservazione di fenomeni più grandi. Che si traducono in personaggi e vicende dagli aspetti tragici, sofferti, ma anche rappresentati talvolta con ironia, humour, in modo grottesco, con risvolti sentimentali e umani seri e attuali. —