Sono alla prima esperienza di lettura con questa scrittrice a me sconosciuta, ma devo dire che il romanzo, pur avendo lasciato punti interrogativi in sospeso, è stato piacevole. I tratti distintivi che meglio si riconoscono e che caratterizzano la storia sono un’ambientazione schietta e genuina, lo stile brioso e pulito, una trama ben delineata e accattivante e un gruppo di personaggi così ben tratteggiati che è impossibile dimenticarli.
Il calore e gli odori del Sud Italia, dove gran parte del libro è ambientato, sono forti, ti penetrano nella pelle permeandone le ossa, ci si sente in Puglia pur stando comodamente seduti nella poltrona di casa. È una lettura che ti coinvolge e avvolge tenendoti incollato fino alla fine, nonostante sia di facile intuizione scoprire i colpevoli già a metà libro. Per essere una vendetta portata avanti con feroce determinazione e spietatezza, l’intrigo che sta alla base è forse troppo semplice e quindi, dal punto di vista ‘scenico’, di non grande effetto. In effetti è un romanzo breve, con ottimi spunti ma troppo sbrigativo, soprattutto nel finale. Succede di tutto e si ha appena il tempo di capirlo che la storia è già terminata.
Una particolarità, suo punto di forza, sono gli inserimenti dialettali classici della regione pugliese. Leggere questo libro mi ha fatto riassaporare le indagini del commissario Montalbano di camilleriana memoria. Il modo in cui i dialoghi vengono strutturati lo ricordano molto, sia nello stile che nella iconica ironia. Ammetto di aver fatto fatica a capirne, molte volte, il senso ma ringrazio la scrittrice che, con le note a fondo libro, mi ha spesso aperto un mondo su una cultura dialettale mai incontrata prima, che riesce a trasmettere al lettore l’autenticità popolare dei protagonisti.
Il Salento è una terra bellissima, ricca di preziosa cultura, e il tratteggio di quella società è realizzato dalla Emili con imbarazzante, astuta e consapevole precisione. Non manca poi un piccolo cammeo dedicato a due città del nord, Milano e soprattutto Torino, un omaggio che non può far altro che rendere felice un ragazzo che da quei luoghi scrive queste poche e umili righe.
Un mistery, un noir, un giallo, una commedia? Si può dire che sia un amalgama di tutti e quattro i generi, un’indagine su un presunto omicidio/suicidio inspiegabile che porterà allo scoperto le verità sepolte di cui un intero paese era in realtà a conoscenza. L’angelo vendicatore farà pulizia dei colpevoli, senza per questo scalfire le coscienze dei compaesani.
La scrittrice ti prende per mano, ti accompagna per Ceglie (Puglia), cammina con passo lento ma deciso come quello della Gigantessa. Allude e sottintende. L’innocenza di Tommasina è scritto in maniera brusca e volgare ma concreta, compreso l’uso del dialetto. Riesce benissimo a raccontare il buio dietro alla luce, alla violenza e alla solitudine. Ci sono personaggi che non si dimenticano, specialmente quelli femminili.
Una piacevole sorpresa, un classico esempio di come si possa confezionare un buon prodotto con il solo utilizzo di semplicità e concretezza.