Ingiustizia. Vi è mai successo di subirne una? Anche piccola, come essere accusati di aver perso o preso qualcosa, o aver detto o peggio ancora di aver fatto qualcosa che non vi sognereste nemmeno di fare. Se avete subito uno piccolo sopruso o a maggior ragione se ne avete subito uno più grande, sapete di cosa si tratta. Un peso che vi trovate a portare senza averne colpa e non importa sapere dentro di voi che non è vero, che la vostra coscienza è pulita, il desiderio che la giustizia venga riconosciuta davanti agli occhi di tutti è incontenibile. Sentirete ribollire la rabbia fino quasi a soffocarvi e la sete di vendetta potrebbe farsi largo nei vostri pensieri impedendovi di vedere niente altro.
“La colpa è solo di Gasparri. Diciassette anni, zia Milly, quasi un terzo della mia vita. Ma prima o poi toccherà anche a lui. Tutti manderanno giù un boccone amaro, parola mia”.
Aristèides Albanese, detto “Il Greco”, 54 anni, diciassette dei quali trascorsi in prigione per omicidio. Condanna avuta a causa della testimonianza di dodici persone che ruotano intorno a Tonino Gasparri, politico e uomo di potere che frequentava il locale di Albanese, con la sua cerchia di proseliti e compagni di partito.
Siamo a Trieste. Una città di confine e di mare, spesso luogo di accoglienza di emigrati e profughi, ma anche palcoscenico di azioni antisemite. La città di Aristèides, che in carcere ha preso il soprannome di Athos a causa della sua stazza. È qui che ha vissuto ed è qui che ritorna dopo aver scontato la sua pena, cambiato nell’aspetto fisico e interiore. Mentre era in carcere ha saputo cavarsela per la sua capacità di adattarsi ma soprattutto per la sua volontà a non lasciarsi sopraffare.
Ora che è tornato. Ora che può vedere con i suoi occhi come sono andati avanti senza di lui amici e parenti. Ora che può scrutare i volti e le abitudini di chi lo ha tradito, il desiderio di rivalsa diventa uno degli obiettivi principali, insieme a quello di ricostruirsi una vita degna di essere chiamata tale.
In quei giorni a Trieste si verifica un omicidio: una persona cade da un balcone. L’ipotesi di un suicidio non viene subito scartata ma visto che la donna sembra essere precipitata di spalle e dalla raccolta dei primi indizi, quella dell’omicidio sembra la più probabile. Albanese si trova a passare da lì proprio mentre il cadavere giace sull’asfalto tra la folla di curiosi e la sua presenza viene notata e annoverata tra i possibili indagati visti i suoi precedenti, ma…
Leggere Ostracismo è stato veramente interessante: per il modo in cui l’autore porta avanti la storia gialla di pari passo al vissuto dei protagonisti del romanzo. Per le parentesi culinarie che sono diventate quasi protagoniste insieme ai fatti a cui si accompagnavano.
La storia si svolge sia nei quartieri di lusso, arricchiti dalla bellezza dei monumenti artistici, sia nei quartieri limite dove la povertà invade le strade traendo vantaggio dalla varietà di cultura, di lingue e di colori delle diverse popolazioni che la abitano.
Naturalmente il personaggio di Albanese spicca tra gli altri, sia per l’aspetto fisico ma anche per l’aura di potenza che sprigiona chi ha attraversato l’inferno, ingiustamente, e ne ha saputo uscire con dignità. Forza che è resa preziosa dagli affetti che è riuscito a mantenere nel tempo, da quelli che si è conquistato ma soprattutto da quelli a cui è stato costretto a rinunciare, mancanza alla quale non può rimediare.
Viene affrontato il tema dell’odio raziale, dell’antisemitismo, del fanatismo, di come sia fin troppo facile al giorno d’oggi dimenticare quello che è stato, di come il potere riesca a creare legami invisibili ma difficili da spezzare, di come i giornali vendano di più se il lettore è spaventato da quello che legge e molto altro.
“Santo cielo, è un bene che gli uomini riescano a superare le pagine più nere della storia, ma è desolante che voi giovani non le conosciate nemmeno più. Così invece di imparare dal passato, si finisce per dimenticare, e tutto quello schifo può ricominciare da capo.”
Questo libro vi saprà catturare per lo stile asciutto e diretto ma anche per gli argomenti affrontati: per l’ambientazione in questa città che si potrebbe definire di frontiera, per il carisma dei personaggi ma anche per le loro debolezze, per alcuni interrogativi che saprà suscitare nelle vostre coscienze e per i dubbi, ai quali, a volte, non c’è soluzione.