Ambientato negli anni Settanta, Democracy è forse il romanzo più bello di Joan Didion. Uscito nel 1984, e tradotto in italiano solo nel 2014, è al tempo stesso la storia di un amore che non finisce mai - nonostante resti per anni sotterraneo e segreto - e il racconto di un'America irrequieta alle prese con la guerra fredda e la disfatta in Vietnam. Come in tutti i libri di Didion, la scrittura è scarna, essenziale, rarefatta. Non c'è mai una parola fuori posto, mai la sensazione di perdersi in dettagli futili e pretestuosi. Bisogna concentrarsi per seguire i personaggi e non smarrirsi all'interno di un puzzle a tratti complesso: gli eventi si incrociano, si accavallano, a tratti sembrano quasi contraddirsi. Ma alla fine del romanzo, il senso profondo della storia si impone, e ci lascia estasiati di fronte alla capacità che ha questa grandissima scrittrice americana di raccontare la fragilità dell'esistenza e la vanità dell'apparire.