Io adoro i libri che ti portano sulla strada di altri libri. Adoro gli autori che ti raccontano di quella volta che... e tra un ricordo e l’altro finisci per riprendere in mano Anton Cechov.
Allora colgo un suggerimento di Elif Batuman
(I posseduti. Storie dei grandi romanzieri russi e dei loro lettori ) e vi propongo un Anton Cechov d’annata: La signora col cagnolino.
“Tutto in questo mondo è meraviglioso, tutto, all’infuori di quello che noi stessi operiamo e pensiamo quando dimentichiamo i fini ultimi dell’esistenza, la nostra dignità umana.”
“Viveva due esistenze: una palese, che vedevano e conoscevano tutti quelli che vi avevano un qualche interesse, un’esistenza piena di verità convenzionali e di inganni convenzionali, del tutto simile a quella dei suoi conoscenti e amici; ed un’altra che scorreva segreta.
E, per una strana coincidenza di circostanze, forse casuale, tutto ciò che per lui era importante, attraente, necessario, ciò in cui era sincero e non ingannava se stesso e che costituiva il nocciolo della sua vita, si svolgeva all’insaputa degli altri.
Tutto ciò invece che era la sua menzogna, il suo involucro, nel quale si celava per occultare la verità, e cioè la sua attività alla banca, le discussioni al circolo, quel suo parlare della “razza inferiore”, le visite che faceva con la moglie in occasione di qualche anniversario, tutto questo era palese. “