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«Cristiani di Allah» di Massimo Carlotto

Autore: Felice Laudadio
Testata: SoloLibri
Data: 17 luglio 2018
URL: https://www.sololibri.net/Cristiani-di-Allah-Carlotto.html

Il presente si specchia nel passato. Le Edizioni E/O hanno voluto riproporre, a maggio di quest’anno, “Cristiani di Allah” (208 pagine, 15 euro), il noir mediterraneo di Massimo Carlotto apparso in prima uscita nel 2008. A giustificare la riedizione, oltre al valore dell’opera, è il tema del romanzo, di storica attualità, lo scontro tra il mondo islamico e l’Occidente.
Romanziere di successo e autore di grande sensibilità, Massimo ha da poco doppiato la boa dei settant'anni. Firma di lungo corso per le edizioni romane E/O, è di origini padovane, ma mai come in questo caso si rivela scrittore mediterraneo e costruisce un ponte tra il mondo cristiano e quello musulmano, di ieri e di oggi.

Carlotto ci ricorda che il passato è lo specchio del presente, rileva l'antropologo e giornalista algerino Amara Lakhous, sottolineando nell'introduzione il pregio di questo lavoro dell’amico italiano, fondato sulla visione del mondo ispirata dai valori della laicità, della giustizia, della memoria e della verità.
Questo è un romanzo anche sull’Islam, sull’incontro con l’Occidente, cinquecento anni fa come oggi, sebbene agli occhi degli occidentali la realtà musulmana stia assumendo una fisionomia ostile, per l’azione criminale di “martiri” che in nome di un malinteso credo violento inneggiano alla guerra santa. Di questi tempi, islamico sembra poco più che un sinonimo di terrorista.
Nelle vicende raccontate da Carlotto, due europei sono diventati musulmani, a metà del 1500, per amore della libertà.

Ad Algeri, nel 1541, affrancarsi dal giogo della Chiesa cristiana significava essere liberi. Ad esempio, di praticare la scienza, senza “commettere peccato” e dover rispondere con la vita ai Tribunali dell’Inquisizione.
“Rinnegati”, è così che venivano chiamati i cristiani che accettavano di fare professione di fede musulmana, abiurando la religione d’origine. I due protagonisti, Redouane e Othmane, erano soldati di mestiere, ora sono dei corsari, esercitano la pirateria ufficiale, autorizzata da documenti delle autorità algerine, che li riconoscono come appartenenti alla marineria da corsa dell’impero ottomano.
Hanno abiurato per amore, tout court. Lo hanno fatto per vivere la loro passione reciproca senza incorrere nelle punizioni severe della cristianità contro i “degenerati”.
Sono omosessuali, erano mercenari lanzichenecchi, ma hanno dovuto disertare e darsi all’Islam, per non finire sui ceppi, infilzati dalle picche dei compagni d’armi, secondo l’uso del reggimento.

Redouane è nato in Albania, ha combattuto nell'assedio di Roma e partecipato allo spietato “sacco” della città nel 1527. In quelle giornate tremende ha rubato, ucciso, stuprato. Othmane è tedesco, sono due dei trecentomila europei cristiani convertiti alla religione di Allah, tra il 1500 e il 1300, non tanto per ragioni di fede, ma sociali. Volevano avere la possibilità di essere artefici della loro fortuna in una società meno bloccata di quella del mondo cristiano, dove ben difficilmente un poteva sperare destino diverso da quello del padre e in una condizione sociale migliore.
Redouane era soldato di ventura ed è diventato capitano di un battello corsaro, uno sciabecco. Pirateggia nel Mediterraneo, libero come il vento. In questo, spiega Lakhous, i corsari rinnegati somigliano agli immigrati extracomunitari di oggi, che dal mondo povero si riversano verso l’Occidente, nella speranza di una vita migliore, di cambiare lo status sociale, di imprimere un’altra direzione alla loro esistenza.
Ecco perché il passato è lo specchio del presente. La tollerante Algeria sarebbe un paradiso se ad assicurare la fedeltà dei corsari alla Sublime Porta non ci fossero i feroci giannizzeri. La loro arcigna presenza ricorda a tutti che l’impero di Costantinopoli può essere opprimente quanto quello cristiano.

Da mercenari sodomiti, i due lanzichenecchi non avrebbero avuto scampo, ma Algeri fonda la sua prosperità sulla flotta da corsa, pur sapendo che la conversione difficilmente è genuina, ma quasi sempre di comodo.
Consapevoli che la loro omosessualità non avrebbe destato scalpore, hanno offerto le loro spade al servizio di Hassan Agha, il capo dei corsari, un rinnegato sardo, che ora si trova di fronte la flotta dell'imperatore Carlo V, pronto a espugnare la città, come ha fatto con Tunisi, grazie anche alla rivolta dei prigionieri cristiani, tantissimi nei grandi porti nordafricani.
Come si vede, è un romanzo che tratta un tema originale, anzi due, quello della ostentata omosessualità dei protagonisti è una rara prospettiva della storia del Mediterraneo nel 1500, vista dall'altra parte, quella mussulmana, nello scontro epocale con la Cristianità.
Come accade spesso nelle storie d’amore, quella dei due convertiti si colora di “corna e tradimenti”, alimentando un’altra microstoria originale nella macrostoria della civiltà mediterranea.