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Le cento vite di Nemesio - Marco Rossari

Autore: Angelo Cennamo
Testata: Telegraph Avenue Blog
Data: 6 luglio 2018
URL: https://telegraphavenueblog.wordpress.com/2018/07/05/le-cento-vite-di-nemesio-marco-rossari/

Marco Rossari, scrittore e traduttore di grandi autori come Charles Dickens, Mark Twain, Dave Eggers e Percival Everett, del bravo romanziere non ha solo il talento ma anche la faccia, un po’ Jonathan Franzen un po’ David Foster Wallace. Le cento vite di Nemesio esce nel 2016 e l’anno seguente sfiora la cinquina al premio Strega. Il libro, voluminoso, ricco di spunti, trame, e con una miriade di personaggi alcuni dei quali veramente esistiti, racconta la storia di un padre e di un figlio che non si sono mai conosciuti fino in fondo: Nemesio Viti e Nemesio Viti, il vecchio artista, pittore di grido ormai centenario, e il giovane Nemo, Nemo come il capitano Nemo e come nessuno, il ragazzo fragile, “nato da uno sperma vecchio” – il padre lo concepì a settant’anni suonati – senza una donna, senza un lavoro decente e senza neppure un’esistenza. Da quei testicoli vizzi, del resto, cosa poteva venire fuori: “dal seme rancido non nascono fiori”. Al contrario, il vecchio Nemesio un’esistenza piena ce l’ha avuta eccome “aveva attraversato in prima linea due guerre mondiali, una partigiana, una fredda, ogni tipo di contestazione, qualche movimento d’avanguardia, una prima moglie (deceduta), un primo figlio (morto in circostanze misteriose), migliaia di cause perse e di occasioni colte”. Nemesio, stufo di quella vita scialba, priva di gioie e di soddisfazioni, può dirsi un uomo sull’orlo di una crisi di nervi. Si sarebbe già suicidato se a trattenerlo non ci fosse quella scritta, come dire, incoraggiante, di fronte casa sua “Enrika ripensaci!!! by Kekko”. Seguita da un cuore stilizzato che somiglia a un fallo. Niente. Le strade dei protagonisti, il vecchio e il giovane, sembrano destinate a non incrociarsi mai. Troppo diversi. Troppo lontani, e non solo per una questione generazionale. Nessun contatto, nessuna esperienza condivisa. Due isole. Nel giorno del suo centesimo compleanno – eccolo il 2000 – il vecchio maestro, ospite di una mostra retrospettiva a lui dedicata, viene colto da un malore e ricoverato in ospedale. La storia raccontata da Rossari parte praticamente da qui. Il coma riporta le lancette del tempo all’ora zero. L’ora in cui tutto ricomincia: la vita di Nemo, il sogno che diventa realtà, “la metempsicosi a ritroso” che introietta il figlio nell’esistenza del padre facendogliela rivivere momento per momento. L’infanzia borghese nella Milano dei primi del secolo, con Sibilla Aleramo e Lombroso a cena dai genitori. Le tate, lo zio Minervino col quale il piccolo Nemesio divide giochi ed esperimenti. I viaggi in Europa, la guerre, gli amori, i tradimenti, la pittura, l’infinito girovagare bohemien tra Berlino e Parigi, la Resistenza. Il sogno è una forma di riappropriazione emotiva, dirà Nemo, una misteriosa catarsi che tra verità e finzione riavvicinerà teneramente padre e figlio nel momento culminante del trapasso. Sono le pagine più emozionanti di questo libro leggero e profondo come una favola, extra-ordinario, che sfugge ad ogni classificazione, che diverte ai limiti della demenzialità, che fa commuovere e annoiare, una-cento-mille storie ricche di suggestioni, eventi, e di situazioni paradossali, inebrianti, pirotecniche come la prosa del suo autore. Un romanzo per lettori onirici e folli, ha scritto Rossari nella dedica che immeritatamente mi sono ritrovato nella copia acquistata online. Cos’altro aggiungere: leggetelo.