Estate: Stagione di cenere, titolo dell’ultimo romanzo di Pasquale Ruju e secondo della serie Zanna. Infatti il nostro tosto fotografo, quello che non si tira mai indietro se c’è da menare le mani in caccia di scoop, che abbiamo già incontrato in veste di protagonista di “Nero di mare”, lui, proprio lui, ritorna in “Stagione di cenere” E Franco Zanna è di nuovo in pieno lavoro. Con l’arrivo dell’estate, Porto Sabore si è riempita di turisti internazionali e abbronzati vacanzieri. Personaggi di diverso calibro e più o meno famosi invadono le grandi ville sulla costa, scorrazzando con gli yacht e dilagando nei locali notturni. Zanna, da buon paparazzo, va a caccia di scoop, nel giro milionario dell’isola, puntando stavolta su attori, atleti di grido, bellezze fiamminghe, inquiete nobildonne stagionate e imprenditori non specchiati. Ma quest’anno sarà il fuoco, le minacciosamente incontrollabili fiamme estive manovrate da una mano d’opera specializzata, veri professionisti della distruzione che non si fanno scrupolo a incenerire terre, case e vite umane, a diventare il vero protagonista della storia. Un subdolo assassino, controllato solo da biechi interessi milionari e che provoca artamente uno dopo l’altro disastri ambientali. Franco Zanna sa abbastanza di queste cose, provocare incendi nell’isola per far affari e favorire intrallazzi è praticamente un’antica tradizione tramandata di padre a figlio, ma stavolta la faccenda è diversa e molto più seria. Intanto perché l’ha coinvolto direttamente, un brutto focolaio ha rischiato di bruciare la sua casa e ucciderlo, e perché ha dovuto soccorrere e trascinare al sicuro uno straniero che purtroppo però è morto in ospedale senza riprendere conoscenza. Tanto direttamente coinvolto che si lascerà trascinare dalla richiesta dell’orfana, figlia dello straniero, di svolgere un’indagine. Ma la faccenda è spinosa, per incastrare la criminalità organizzata che brucia e uccide senza pietà bisogna mettersi contro gruppi mafiosi internazionali e trovare le prove della loro colpa. Per questo, prima di poterle fornire su un piatto d’argento o quasi al commissario capo, sarà costretto a scavare anche nel dorato marciume, armato di sigarette, pugni e macchina fotografica. Per fortuna non gli manca l’appoggio di Cosima, di Irene e dello zio Gonario, ma Zanna dovrà dare la caccia a piromani assassini esponendosi di persona. Ma stavolta la faccenda è complessa, bisogna dribblare le insidie ed evirare trappole, per non rischiare e di brutto di rimetterci la pelle. Riuscirà a cavarsela fino in fondo? Zanna non è un impavido vendicatore mascherato ma un uomo in perenne conflitto con se stesso, che tenta di superare la sua battaglia con il passato,con quella frattura interiore provocata dall’angosciosa scelta che si è obbligato a compiere e che l’ha costretto a lasciare Torino e tornare a rifugiarsi in Sardegna. Il tema che domina il libro, l’abbiamo anticipato, è la criminalità organizzata degli incendi. Un subdolo e articolato pezzo di mafia che guadagna le pagine dei media solo d’estate per le zone interessate che poi sono regolarmente: Liguria, Sicilia, Calabria o come in questo caso, la Sardegna. Sappiamo che dietro queste fiamme a comando si nascondono le braccia del crimine organizzato che, con in mano l’accendino e l’esca, stabilisce dove e come. Localizza i terreni, cambia di forza i piani regolatori, con speculazioni milionarie. Spesso la politica tace, ignora o peggio è complice dei delitti. Un maledetto circolo vizioso che sposa indissolubilmente le mafie (perché di malavitosi mafiosi si tratta) e la vita pubblica italiana: un giro d’affari, in mano a pochissimi, in cui i capitali italiano e straniero si mischiano. Nel busines del malaffare non c’è mai confine. Invece la Sardegna, grande e nobile tana di Zanna e di personaggi come lo zio Gonario, ex bandito, uomo di onore che ha saputo evitare certe sabbie mobili di aberrazione, sono personaggi puri che rispecchiano il loro territori, insulari ma non isolati, radicati nel territorio, ma parte di un tutto, consapevoli di far parte del mondo ma di non avere i mezzi e il potere di cambiarlo. Ciascuno di essi ha il suo mulino a vento, come spesso ripete Zanna a se stesso, novello donchisciotte o forse, come penso io, rifacendosi ai più moderni fumetti con i quali Ruju ha tanta confidenza e a un indovinato mix di supereroi con la memoria che guarda anche a certi famosi personaggi di Dumas e Victor Hugo. Zanna, cavaliere errante condannato a supportare e confrontarsi con una protagonista femminile impalpabilmente eterea, costretta a immolarsi sull’altare sacrificale della vendetta. Zanna eroe senza macchia e senza paura contemporaneo, cavaliere dal cuore puro che ha sacrificato tutta la vita per proteggere il suoi cari, che oggi tira avanti moralmente soprattutto per l’affetto dalla figlia Valentina. Una Sardegna inserita e descritta con accorta abilità da Ruju con le sue ruvidità, la sua bellezza e i suoi meravigliosi paesaggi che fanno da cornice al sue caratteristiche più peculiari, diverse ma affascinanti e le sue acuminate punte di diamante: i personaggi. Mi piace la figura di Irene, capo indiscusso e unica fonte di reddito per Franco Sanna con la sua testarda e disincantata amicizia; Cosima poi, forte ma materna e serena forza della natura. E importanti, emblematiche e profondamente carismatiche le figure di zio Gonario e zia Nevina che assumono le caratteristiche di icone familiari, potenti numi tutelari che in qualche modo sorvegliano, controllano e proteggono sempre il protagonista. Un bel giallo noir che diverte, intriga e prende, facendo l’occhiolino alla commozione quanto basta.