Basta un gesto, spesso eroico, per provocare coscientemente la fine del risentimento nei confronti di un'altra persona, un gesto umanitario con cui, vincendo il rancore, si rinuncia a ogni forma di rivalsa di punizione o di vendetta. E' questo il perdono e perdonare - il cui termine greco, nella Bibbia, significa "lasciare andare" - consiste nell'assolvere chi ci ha offeso. Ma cosa accade quando quell'atto, in realtà, si rivela invece proprio una vendetta? A questo interrogativo, uno come Eric-Emmanuel Schmitt, noto autore teatrale e prolifico romanziere di successo pubblicato in tutto il mondo (tra i tanti libri usciti in Italia per le edizioni e/o, ricordiamo Monsieur Ibrahim e i fiori del corano, Odette Toulemonde e Piccoli crimini coniugali, da cui sono stati tratti anche dei film), ha cercato di darvi risposta in questo libro tradotto dal francese da Alberto Bracci Testasecca. Quando qualcuno con cui si ha una relazione profonda ci ferisce, proviamo più dolore del solito e perdonarlo diventa difficile, si pensa a come fargliela pagare, ma quei sentimenti di odio sono solo distruttivi e nel maneggiarli si finisce col farsi ancora più male. Meglio allora perdonare l'altro e se quel gesto che ha fatto proprio non va giù, la soluzione è perdonare e dire addio. Qualsiasi ferita si può risanare, ma il problema sorge proprio quando si arriva a quel qualcosa di inatteso capace di ricordarci che il risultato delle nostre azioni non è sempre quello che ci si aspetta. Ne è consapevole Lily Barbarin, protagonista del primo racconto con la sorella gemella, la cattiva Mosetta che da piccola nuotava nell'invidia per l'altra augurandole continuamente sciagure. Ora che ha fatto una brutta fine, ci sarà una svolta per Lily, oramai ottantenne, oppure no? In Madamina Butterfly, invece, un rampollo parigino dovrà riconoscere il figlio concepito a sedici anni con una donna mentalmente instabile, ma quel gesto lo metterà di fronte alla più grande delle crudeltà, la sua. In Disegnami un aereo c'è un ex aviatore di guerra tedesco che conoscerà la storia del Piccolo Principe, scoprendo di essere stato lui ad ammazzarne l'autore, ma è solo l'inizio. Inverosimile solo in apparenza (si basa in realtà su una storia realmente accaduta), il racconto che dà il titolo al libro, quello in cui una donna va a trovare per anni in carcere il serial killer che ha violentato e ucciso sua figlia. Perché lo fa? Per cercare di capire i motivi per cui l'aveva ammazzata - sicuramente - ma qui, c'è dell'altro, che è poi il senso del libro: trasferire una cosa crudele (nel caso specifico, l'omicidio della ragazza) in un campo umano, perché è solo in quel momento che per il carnefice comincerà la vera sofferenza. Perdonare, si sa, è difficile, in alcuni casi necessario, ma non impossibile, come insegnano queste quattro storie ricche di ironia e di suspense da cui emerge in realtà che alla fine, è il senso di colpa a mantenerci più vivaci. O no?