In Ostracismo, Aristèides Albanese, detto “Il Greco” (ma solo suo nonno lo era), torna a vivere a Trieste dopo diciassette anni di carcere dei venti a cui era stato condannato per l’uccisione di un uomo, una guardia giurata, al servizio di un uomo politico triestino. Il Greco, bravo cuoco e gestore di un ristorante di successo, aveva ucciso per legittima difesa ma una ben orchestrata serie di false testimonianze, di ben dodici persone, lo ha segnato come assassino in tribunale. L’omicidio in realtà non sembrava così chiaro ma anche il commissario Laurenti, il protagonista cultdei libri di Heiniken, allora all’inizio della sua carriera triestina, dopo aver risentito i testimoni che non intendevano cambiare musica, si era dovuto adattare all’imputazione. Il Greco, irriconoscibile con barba e capelli lunghissimi serrati in una coda, ha sempre continuato a fare il cuoco in galera e la sua abilità si è affinata. Ha cucinato per la mensa del carcere, ha creato un ristorante aperto anche ai normali avventori, insomma si è tenuto in allenamento anzi , è diventato un ottimo chef. E ora, con i soldi di una vecchia prostituta che gli ha fatto da madre quando a quattro anni era rimasto orfano, vuole aprire un localino economico vicino al tribunale, in società con un compagno di carcere, un giovane pakistano, vittima anche lui di un’ingiusta condanna. Però mentre si organizza per avviare il nuovo lavoro, sta anche pregustando una sottile e perfida vendetta. Contemporaneamente Trieste è scossa da un brutto delitto. Una giovane donna d’affari inglese è stata assassinata. La vittima era la ricchissima presidente della Aggeliki Shipping Company, arrivata in città per sviluppare grandi progetti collegati all’attività portuale – e per questo malvisti dalla parte politica più conservatrice di Trieste, abituata ad alzare un muro di ostracismo contro ogni e qualunque iniziativa non controllata dal suo giro politico di malaffare. E per indagare su questo delitto, deve risalire subito in scena il commissario, testa fina, Proteo Laurenti. Laurenti lo fa e va fino in fondo ma pensa anche di avere un debito verso Aristèides e quindi, per controllarlo in qualche modo ed evitare che compia danni maggiori, torna a scavare nel passato, quel passato ricco di storie e di storia di Trieste, dove “nulla avviene per caso”. Una trama indovinata, che regala largo spazio al cibo (sappiamo che l’autore è un gourmet e poi in casa Lurenti si mangia bene e Marco, suo figlio, ha scelto la carriera del cuoco). Cibo però usato stavolta anche pericolosamente e con perfida malizia.L’intreccio ben congegnato, i personaggi credibili e ben costruiti, i dialoghi intelligenti e coinvolgenti, si trasformano nel saporito condimento da gustare senza timore in questo nuovo romanzo giallo/noir di Veit Heinichen. E se i suoi libri triestini tradotti dal tedesco da Monica Pesetti, non riscuotono in Italia il successo che meritano, in Germania il Commissario Laurenti, salernitano trapiantato a nord, ormai da moltissimi anni, è da tempo protagonista di una omonima e famosa serie televisiva. Senza dimenticare che il valore di quanto dice Heiniken nella sue pagine va ascritto soprattutto all’acuta analisi politica, sociologica, economica e di usanze che inserisce sempre nelle sue trame. Ci parla di Trieste come di una città ricca, privilegiata, ma con una matrice sregolata che la rende violenta e razzista, dove gli outsider, vedi ex galeotti o stranieri, immigrati regolari e non, diventano troppo spesso oggetto di aggressioni, di violenza: di ostracismo.
Veit Heinichen fa un’accurata e approfondita analisi e condanna senza peli sulla lingua questa nuova e inquietante forma di razzismo, di populismo, di cui spiega tranquillamente le scontate motivazioni legate alla più recente storia europea, alle insurrezioni armate che ne hanno mutato il volto, alle guerre che ne hanno piagato il confine orientale e alle oceaniche migrazioni che caratterizzano questa era storica e che forze politiche sempre più presenti vorrebbero arrestare. Heinichen si serve di Ostracismo per spiegarci, con consapevole lucidità, quanto sta accadendo all’estremo confine italiano. Quadro che, con gli attuali equilibri che si stanno affermando “democraticamente” in Europa, pare purtroppo destinato a peggiorare.
Scrittore europeo noir di gran successo, Veit Heinichen, tedesco che ormai da molti anni vive a Trieste, ambienta le sue inchieste politicamente scomode e coraggiose in una città dove il noir nordico incontra quello mediterraneo. Le Edizioni E/O hanno pubblicato I morti del Carso, Morte in lista d’attesa, A ciascuno la sua morte, Le lunghe ombre della morte, Danza macabra, La calma del più forte, Trieste. La città dei venti, scritto assieme ad Ami Scabar, Nessuno da solo, Il suo peggior nemico, La giornalaia e Ostracismo.