Casa Bellonci: Premio Strega 2018, edizione numero 72, affollamento di sempre, solita agitazione, umori e malumori, sorrisi più o meno tirati, strette di mano e qualche mugugno. Una serata romana, quella di ieri, fredda e piovosa, per il rituale scrutinio che, tra i 12 candidati (con un forte presenza femminile), ha selezionato i 5 finalisti, che sono: Helena Janeczek, 256 voti, autrice de La ragazza con la Leica (Guanda); Marco Balzano, 243 voti, con Resto qui (Einaudi); Sandra Petrignani, 200 voti, con La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg (Neri Pozza); Lia Levi, 173 voti, con Questa sera è già domani (e/o); Carlo D’Amicis, 151 voti, con Il gioco (Mondadori). Prima degli esclusi, per 2 voti, Francesca Melandri con Sangue giusto (Rizzoli), che ha avuto 149 voti.
«Io tra i favoriti? Essendo donna — commenta Janeczek — mi fa un certo effetto quest’aggettivo. Per me è la prima volta, sono molto contenta. Lo Strega è il premio più prestigioso». Sul libro, dedicato alla fotoreporter Gerda Taro, aggiunge: «Ho raccontato la storia di una donna coraggiosa che muore pochi giorni prima del 27° compleanno. Ma era anche una donna leggera, gioiosa e determinata». «Ho sentito il bisogno — spiega invece Petrignani, che ha ripercorso la vita di Natalia Ginzburg — di raccontare il percorso di una grande scrittrice ma anche drammaturga, opinionista pugnace e anche donna di grande potere editoriale. Non esisteva su di lei un lavoro biografico e quindi ho voluto riempire un vuoto. Non è biografia romanzata ma è un modo di spostare l’asticella della biografia verso la narrativa. Oggi il romanzo è in profonda crisi, meglio virare su altre forme narrative». «È la prima volta che partecipo allo Strega, l’ho sempre considerato un grande gioco un po’ difficile, ma stavolta sono stata molto sollecitata dalla casa editrice», dice Lia Levi, già vincitrice dello Strega Giovani.
C’era stato però chi, dietro le quinte, aveva sottolineato che un’annata tanto scarsa di qualità come quella di quest’anno non capitava da tempo. Un abbassamento di livello dovuto, secondo alcuni critici, a ciò che è stata definita l’«ossessione» del presidente della Fondazione Bellonci, Giovanni Solimine, e del direttore, Stefano Petrocchi: il voler limitare lo strapotere dei grandi gruppi, a favore degli editori indipendenti, quest’anno in effetti piuttosto presenti. E ci sarà pure un motivo — riflette qualcuno del comitato direttivo — per cui i bravi scrittori propongono i loro testi alle case editrici importanti, è come arrabbiarsi che la Juventus vince sempre le partite: non perché corrompe gli arbitri ma perché ha la possibilità di comprare i giocatori migliori. Inoltre, sempre dietro le quinte, è stata rilevata in maniera negativa la confusione generata dall’allargamento della platea dei votanti (ai 400 Amici della domenica, si aggiungono altri voti per un totale di 660 aventi diritto, tra i quali 20 voti collettivi dei circoli di lettura delle biblioteche di Roma), nonché dalla possibilità data agli Amici di presentare singolarmente e non in coppia i propri autori, pratica che ha moltiplicato i titoli. Da altri addetti ai lavori, invece, l’innovazione è stata accolta positivamente, proprio perché ha dato la possibilità di concorrere agli editori indipendenti. In altri termini, si ribatte che i vertici della Fondazione abbiano in questo modo reso lo Strega più competitivo.
Qualità bassa o alta che sia, alla fine deciderà il mercato. Tra promossi o bocciati per la cinquina, che si contenderà il titolo il prossimo 5 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, va rilevato che nei libri in gara c’era abbondanza di malattia, dolore, lutto, ma anche guerre, fascismo, leggi razziali. Le storie erano autobiografiche come quella di Yari Selvetella (Le stanze dell’addio, Bompiani) sull’agonia della moglie, Giovanna De Angelis, e la sua lotta contro il cancro; o il lutto narrato da Carlo Carabba nel romanzo d’esordio (Come un giovane uomo, Marsilio); così come è una vicenda legata all’ambito personale e familiare quella di Melandri, sorella di Giovanna. Tra i casi un po’ particolari, c’è proprio Carabba: essendo capo editoriale Mondadori, non è piaciuto ai vertici della sua casa editrice il concorrere pubblicando con Marsilio, mossa ritenuta poco opportuna. Un altro caso peculiare è quello di Petrignani, che di fatto ha proposto una vicenda in un certo modo autobiografica, però attraverso la biografia di Natalia Ginzburg.
Famiglia ebraica e leggi razziali nel romanzo di Lia Levi; fascismo e repressione nella storia di Balzano, ambientata in Alto Adige; guerra civile spagnola al centro del romanzo di Janeczek (già Premio Bagutta 2018) su Gerda Taro, compagna di Robert Capa, caduta su un campo di battaglia. Giudicato adatto a un pubblico solo adulto, perché erotico, il libro di D’Amicis.
Il verdetto sulla cinquina è arrivato intorno alle 21.30, con lo spoglio di voti telematici, ormai i più frequentati, e cartacei. Ma prima del 5 luglio, i finalisti sono attesi da un tour de force per partecipare a varie manifestazioni: il primo incontro è fissato per il 16 giugno al Festival Salerno Letteratura, a seguire San Benedetto del Tronto (I luoghi della scrittura), Cervo (Cervo ti Strega), Ivrea (La grande invasione-Vistaterra), e poi Verbania, San Pietroburgo e di nuovo a Roma: sia per Letterature Festival Internazionale sia a Villa Giulia.