L’ex console è seduto al tavolo di un caffè romano quando riceve una email da Juana, la donna che sette anni prima aveva chiesto il suo aiuto per il fratello imprigionato in un carcere di Bangkok. Ignora che l’uomo da cinque anni ha abbandonato la carriera diplomatica e lo prega di andare a Madrid, all’Hotel de Las Letras, affinché possano incontrarsi e discutere di una questione importante. Arrivato a Madrid il console si scontra subito con la situazione critica che ha colpito la città: un gruppo di terroristi di Boko Haram ha preso il controllo dell’ambasciata irlandese e minaccia di uccidere gli ostaggi. I giorni si susseguono, attende che Juana si faccia viva e segue al telegiornale i fatti di cronaca. Oltre a ripensare alla sua vita, si impegna per portare avanti il lavoro letterario che sta seguendo da tempo, la stesura di una biografia dedicata ad Arthur Rimbaud: dall’infanzia alla morte del padre, dalla passione per la poesia allo stupro, la crescita del poeta attraverso il dolore. Ma anche la quiete ha termine quando resta coinvolto in una rissa per difendere una giovane presa a pugni dal compagno. Manuela ha trascorso un’adolescenza difficile dopo la morte del padre, il periodo passato al convento di Santa Águeda dove, dopo lo stupro subito a dodici anni da parte del nuovo compagno della madre, insieme alle altre studentesse si lascia andare con droga e orge, quello che definisce “l’Olocausto finale dell’imene”. Un periodo a cui seguono due anni di riformatorio, l’accesso all’università, nuove amicizie, la scoperta della poesia e relazioni burrascose. Carlos Melinger, che preferisce farsi chiamare Tertulliano, porta avanti i suoi proseliti e la lotta a favore della libertà, ha l’indole e i requisiti giusti per essere un rivoluzionario, lui che è nato a Bogotà, che sostiene di essere figlio di papa Bergoglio, che nemmeno gli ospedali psichiatrici e le sedute di elettroshock hanno dissuaso, lui che dalla sofferenza ha tratto il senso delle cose, abile nella tortura e nelle mutilazioni. Uomini e donne destinati a collaborare per una missione comune…
La poesia è il filo conduttore del romanzo. L’acquisizione della consapevolezza di chi siamo e di cosa sia l’esistenza, appresa attraverso esperienze traumatiche, la sperimentazione della sofferenza, fisica ed emotiva, che permette alle parole di avere un senso, che concede una visione chiara e profonda del mondo, delle persone, della malvagità. L’anima si forgia attraverso il dolore. Juana attira l’ex console a Madrid innescando inconsapevolmente una serie di situazioni critiche per l’uomo. La donna e il fratello Manuel erano comparsi in un altro romanzo di Santiago Gamboa: Preghiere notturne, edito nel 2013. Come sempre accade nei romanzi di Gamboa la narrazione si regge su magistrali incastri nella trama e personaggi dal ricco background, destini e percorsi che confluiscono verso la meta, a prescindere da quale parte del mondo inizi il viaggio. Le atmosfere e le situazioni che si verificano hanno il sapore dei libri d’avventura, ma anche elementi sordidi e brutali. A ogni capitolo corrisponde il punto di vista di un personaggio e quelli dedicati al poeta Arthur Rimbaud, studiato e amato sia dal console che da Manuela, regalano numerosi dettagli biografici, frutto di ricerche approfondite, permettendo al lettore di conoscere aspetti inusuali della vita del poeta, aspetti che lo legano ai personaggi del romanzo. Traspare la cultura di Gamboa attraverso gli excursus letterari, politici, filosofici, sociali, per mezzo dei quali manifesta la capacità di interpretare lucidamente l’epoca in cui viviamo, contraddizioni incluse. Difficile definire il genere di un testo come Ritorno alla buia valle, la sola certezza è che una simile lettura, grazie agli argomenti che mette in gioco, porti a riflettere sulla natura umana e sulla predisposizione innata alla sopravvivenza e alla rinascita.