Tra i vari romanzi, ve n’è uno, imprevedibile, che ci riguarda da vicino, incentrato sulla questione altoatesina. L’attribuzione del Südtirol all’Italia col trattato di pace del 1919 ha rappresentato un vulnus doloroso, acuitosi sotto il senatore Ettore Tolomei con l’italianizzazione spietata e spesso ridicola, di nomi e toponimi e con il divieto dell’uso del tedesco, perfino in chiesa. Insomma una politica diretta a scatenare l’odio verso l’Italia e a rafforzare la nostalgia irredentistica verso la riunificazione con l’Austria. Ma questa aspirazione doveva naufragare di fronte al patto scellerato tra l’Italia fascista e Hitler, preoccupato di non minare l’alleanza con Mussolini. Si arrivò nel 1939 a un accordo bilaterale che consentiva ai sudtirolesi di “optare” per il Terzo Reich, mentre chi restava, avrebbe dovuto accettare in tutto e per tutto l’italianizzazione. In realtà (anche a causa dello scoppio della guerra) gli “optanti” furono abbastanza pochi. Questa vicenda poco conosciuta di drammatico sradicamento forzato, viene narrata nel romanzo Sotto un sole diverso. La peculiarità di questo racconto, vivace e affascinante, sta nel fatto che la prospettiva scelta è quella di una famiglia di sudtirolesi “asburgici”, fedeli alla vecchia Austria, ostili alla brutale demagogia nazista, come pure all’Italia mussoliniana. Il racconto, che scorre rapido e intenso, ci introduce in una problematica tornata di grande attualità, se si pensa alle varie vicende politico-elettorali al di là e al di qua del Brennero. Questi tre romanzi di Lothar ci restituiscono, in parte almeno, il grande narratore ebreo viennese a testimonianza di quella intramontata civiltà mitteleuropea, che può ancora affascinarci e insegnarci qualcosa sui veri valori europei.