"Quando si vive in un paese straniero le parole assumono il ruolo fondamentale di scudo e arma nello stesso tempo". Arrivederci, arancione (Edizioni E/O), affronta la discriminazione in maniera insolita. È il linguaggio stentato, la paura di non comprendere a creare una barriera tra le due protagoniste, l'asiatica e l'africana, e l'Australia. Nel desiderio di padroneggiare la nuova lingua, scoprono che la comunicazione è libertà di scelta, conferma di essere parte di quell'Universo dove la diversità può rivelarsi palestra di emancipazione. La scuola di inglese sarà la vera seconda possibilità, solo se torneranno alle proprie origini, non ai luoghi, sempre sfumati, ma alle ferite del distacco. Iwaki Kei alterna dialoghi a lunghi monologhi, riuscendo a dimostrare che il sole riscalda ogni luogo, è "preghiera e supplica eterna, indelebile speranza".