Le Case, piccolo borgo nell’entroterra maremmano. Borgo destinato a morire, gente che si sposta per studio o per lavoro. Chi viene da fuori è malvisto e oggetto di chiacchiere e diffidenza. Le Case, una trappola per gli abitanti, un luogo chiuso dove tutti controllano e sono controllati. La Maremma ti stringe, ti mantiene e se sgarri non te lo perdona più …
Il romanzo corale di Sacha Naspini trascina il lettore in una realtà particolare, presentandogli una serie di personaggi originali, a volte grezzi, altre autentici sognatori. Personaggi che sono protagonisti e raccontano di sé al passato e al presente. I loro ricordi sono dolorosi e intrisi di nostalgia. Il loro presente è malinconico e i sogni si sono spezzati.
Ogni discorso è valido per accanirsi contro il maledetto destino. L’autore ci parla di emozioni e di malanni del cuore. Di sesso, d’amore e di misteri. Di rivincite e ambizioni. Di sangue e di morte. Tante storie in una sola, dove il malcontento è radicato fin nelle ossa.
Malcontento nel quotidiano difficile da gestire, nel desiderio di vivere una vita migliore, nel pettegolezzo fatto per non pensare ai propri guai. Malcontento anche nella terra ruvida che fa tremare Le Case e nel fango che trascina tutto con sé.
Lo scorrere delle stagioni rende vivo e concreto questo romanzo, che passa dal rosa al noir in poche pagine. I protagonisti hanno una sorta di buio dentro, e cercano di buttarlo fuori per sopravvivere. Tutto fa scalpore, in un borgo dove non succede mai nulla. L’immaginazione fa esplodere la fantasia e tutto si rimescola.
Le Case del malcontento. Un’ottima lettura, arricchita dalla tipica calata maremmana, che provoca il sorriso. L’amarezza di un piccolo borgo, un mondo a sé. L’amarezza dei suoi abitanti che invecchiano e muoiono con lui.
Assolutamente consigliato. Buona lettura.