Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Le case del malcontento di Sacha Naspini [recensione]

Testata: La contorsionista di parole
Data: 4 maggio 2018
URL: http://www.conparole.it/2018/04/le-case-del-malcontento-di-sacha.html

"Le Case è un mostro che ingrassa a ogni nostro respiro, e allora io ne spengo uno per volta, fino all'ultimo, che sarà il mio. Le Case, quando ha fame, scuote la terra in cui è scavato per farci venire i sudori freddi e il cuore forte. Ma anche per lui è cominciata l'agonia, e di mese in mese le campane della chiesa alta suonano a morto. I codazzi dei funerali sono sempre più esigui, tra chi è già sottoterra e quelli bloccati a casa. Nel paese vecchio di tanto in tanto c'è una persiana in meno che la sera si illumina dalle stecche. E il respiro del mostro, rallenta, rallenta... Sarà bello, un giorno, dargli il colpo di grazia con una bella pistolettata sparata nella bocca mia".

Le Case è un borgo rurale che si colloca nell'entroterra maremmano. È assolato e cocente d'estate, duro e tempestoso d'inverno, sempre cattivo. Perché c'è sempre come una cappa che copre tutti gli abitanti di Le Case, che sembrano forgiati della stessa terra fuligginosa; una patina di insoddisfazione e ingiustizia che rende tutti crudeli. Le Case è un paese rustico, profondamente tradizionale, dove il tempo sembra essersi fermato e le esistenze si susseguono tutte uguali. L'apparente calma del posto è sconvolta dal ritorno inatteso di una vecchia conoscenza: Samuele Radi, nato e cresciuto nella città vecchia, fuggito lontano dal mondo, lontano da tutti, e tornato nella casa che fu della famiglia. Come un fantasma si aggira per le strade, entra ed esce dalla sua casa, dove si rinchiude a lungo, senza interagire con nessuno, come se fosse in attesa di qualcosa. Tra queste colline ferme nel tempo, dove i pettegolezzi e le partite di scacchi al bar nascondono molti e discutibili altri passatempi, basta poco a rimettere in moto un meccanismo bloccato e arrugginito, eppure complesso e pieno di leve. Il suo rientro è la valvola di innesco di tutta una serie di eventi, in un modo o nell'altro, collegati tra loro, che ci vengono svelati capitolo dopo capitolo da un personaggio diverso qualificato dalla propria professione. Ogni abitante si racconta, fornisce a piccole dosi tracce, segreti, confessioni, che contribuiscono a realizzare un romanzo corale nel quale troviamo la vita nelle campagne, per niente bucolica, ma fatta di sacrifici e rinunce, rischiarata solo dall'avversità invidiosa per quelli che provengono dalla città, dai forestieri. "Se Le Case ti insegna qualcosa è che per stare bene ti devi accontentare di poco. Le Case ti massacra in fasce, togliendoti di mano le belle aspettative che uno si fa della vita, e a quindici anni ti vedi lì, sempre nei tuoi panni che già senti un po' stretti. Se non hai il modo o il coraggio di lasciarti questa rocca alle spalle, ti ritrovi a guardare i muraglioni del paese vecchio da una prospettiva diversa: prima erano le porte da oltrepassare per andare nel mondo. Ora ti imprigionano, e invece di farti luccicare gli occhi ecco che ti troncano il fiato. Allora cominci ad abbassare la testa". Quanto può stare stretta la vita di paese, dove le prospettive sono assenti, le possibilità di vedere realizzati i propri sogni quasi pari allo zero e tutti gli occhi costantemente puntati addosso? Il desiderio di ambire a qualcosa di meglio ed evadere da un'esistenza monotona appaiono come un'utopia e le origini, che dovrebbero essere un vanto, diventano soltanto una prigione dalla quale scappare. Nel corso della narrazione osserviamo come Le Case viene percepita da coloro che vi sono nati, i pochi che ci sono finiti e anche da chi è riuscito a lasciarsi alle spalle il passato, ma è poi stato costretto a fare un passo indietro. La propria terra è avvertita non come una risorsa, ma come un presagio di morte, lenta e inesorabile. Un'entità vivente. Se la Derry di Stephen King fosse in suolo italiano sarebbe Le Case. Un piccolo centro che è protagonista ancora di più dei suoi stessi abitanti, il cui destino si intreccia in maniera complessa, nel bene e nel male: ci sono tradimenti, fortune perdute, orecchie che ascoltano e riportano fatti privati e personali, si consumano amori impossibili, si cospira vendetta, si architettano matrimoni di convenienza, si ruba ai malcapitati, si uccide.

Sacha Naspini crea un romanzo difficilmente identificabile in un solo genere e per questo potrà incontrare il favore di chi ama i gialli, i thriller psicologici, i memoir storici, le avventure che uniscono più personaggi. Le Case del malcontento ha una trama fitta, dettagliata, avvincente e sfrutta le particolarità linguistiche arricchite da inflessioni dialettali, che danno al contesto maggior veridicità. Tante voci diverse si raccontano e confidano aspetti che riguardano gli altri, costruendo un'infinita possibilità di trame e sottotrame, che sono testimonianza del passaggio di tutti in questo borgo isolato e dimenticato, il quale vive nella memoria di chi vi risiede da sempre.