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Un classico del Novecento: “Una viennese a Parigi” di Ernst Lothar

Autore: Andrea Rényi
Testata: Sul Romanzo
Data: 28 aprile 2018
URL: http://www.sulromanzo.it/blog/un-classico-del-novecento-una-viennese-a-parigi-di-ernst-lothar

Tempo fa avevo già scritto di un titolo, tra l'altro bellissimo, della collana “Gli Intramontabili” delle edizioni e/o, Il viaggiatore e il chiaro di luna di Antal Szerb, e prima ancora avevo apprezzato molto un altro romanzo uscito in questa collana, La melodia di Vienna di Ernst Lothar. In mezzo, e/o ha pubblicato anche un terzo libro di quest'autore austriaco poco noto, Sotto un sole diverso, che leggerò presto, perché pur non gridano al genio assoluto amo molto i due romanzi di Ernst Lothar che ho avuto l'occasione di leggere. L'uso del verbo “amare” non è casuale: è nato un legame sentimentale, del tipo che ho da decenni con altri scrittori con cui lo stesso Ernst Lothar si vedeva regolarmente nella casa viennese di Kochgasse di Stefan Zweig. La cerchia di amici descritta da Steven Beller nel suo Vienna and the Jews 1867-1938: A Cultural History, 1990, Cambridge University Presscomprendeva oltre il padrone di casa Franz Werfel, Joseph Roth, Hermann Broch, Felix Braun, Robert Musil, Alfred Grünewald, Franz Theodor Csokor, e l'autore di Una viennese a Parigi (pubblicato nella traduzione dal tedesco di Monica Pesetti); quasi tutti ebrei, e quasi tutti vittime del nazismo, dell'antisemitismo.

Ernst Lothar (1890-1974) è una recente e alquanto felice riscoperta fatta da e/o, e di lui e delle sue opere ci riferisce l'indispensabile nota editoriale che accompagna Una viennese a Parigi. Veniamo a sapere in particolare che il libro, scritto negli Stati Uniti dove l'autore fu costretto a emigrare per le sue origini ebraiche, apparve per la prima volta nel 1941 in inglese, ma l'edizione che noi abbiamo la fortuna di leggere è quella molto più estesa approfondita e rivista, redatta in lingua tedesca nel 1951.

Il romanzo è il diario fittizio di una certa Franziska Langer, nata curiosamente il 1° agosto 1914, il giorno in cui scoppiò la prima guerra mondiale, ed è figlia di un ministro viennese in quiescenza. La prima annotazione del diario risale all'aprile del 1938, all'arrivo di lei a Parigi. Franziska, detta Franzi, è una fiera oppositrice del nazismo e lascia Vienna quando la invadono i tedeschi per annetterla alla Germania. È una brava dattilografa, conosce le lingue, quindi a Parigi trova rapidamente un impiego: viene assunta alla RKO, la casa di produzione cinematografica americana che ha prodotto Snow White appena l'anno precedente. Grazie a un paio di colleghi americani che le rimarranno sempre al fianco, e a qualche esule austriaco di vecchia conoscenza, riesce a condurre anche una buona vita sociale. Introdotta nella buona società parigina incontra un giornalista politico francese, Pierre Durand, ed è subito intesa, inizialmente solo per affinità di vedute. Poi nasce un amore travolgente malgrado Franzi abbia già un legame con K., rimasto però a Vienna. Non svelo altro dell'intreccio per non rovinare il piacere della lettura, posso e voglio solo dire che i colpi di scena non mancano mai, e la trama tiene fino all'ultima riga.

Una viennese a Parigi è un romanzo d'azione imperniato su fatti realmente accaduti. Al centro c'è la storia di un amore, che anche da sola potrebbe reggere bene il libro, ma l'intento dell'autore va ben oltre, e il suo forte pronunciamento antinazista tramite i protagonisti e il monito che intendeva trasmettere ai contemporanei – siamo nel 1941 – lo rendono un romanzo storico documentario di un certo peso. Dà per esempio risalto all'assassinio a Parigi del diplomatico tedesco Ernst vom Rath per mano del diciassettenne rifugiato ebreo polacco Herschel Grynszpan il 7 novembre 1938, che fornì al nazismo il pretesto per la Kristallnacht, la Notte dei Cristalli, nella notte fra il 9 e il 10 novembre.

Come romanzo d'amore è fra i più belli, perché nulla sarà risparmiato a Franzi e Pierrot, due borghesi, lei anche cattolica credente e praticante, antifascisti ma non comunisti. Non inclini a compromessi etici, reagiranno alle circostanze, ai gravi momenti storici con coraggio e idealismo insospettabili in persone abituate a fortunate vite borghesi.

La trama abbraccia ventotto mesi di storia francese ed europea fino alla resa della Francia alla Germania, e l'autore schiera un campionario di figure fittizie eppure molto vive e molto verosimili, ed alcune realmente esistite come la magnifica Ève Curie. Grazie alle letture attribuite alla protagonista Franzi possiamo gettare uno sguardo al panorama letterario dell'epoca. Il leitmotiv letterario di Franzi è Therese di Arthur Schnitzler; in preda a dubbi sulle scelte etiche e morali da compiere si tormenta con il paragone fra il destino di Therese e il proprio.

Sull'inconciliabilità del concetto di vita del nazismo con quello francese, al di là delle mostruosità che il nazismo aveva già compiuto e che avrebbe perpetrato in seguito, ci illuminano le parole di Pierre Durand:

«È talmente affascinato da Hitler che pensa di farci smettere di essere francesi? Dimentica che la nostra debolezza, o meglio quella che lui e Hitler considerano tale, è sempre stata la nostra forza più grande da quando esistiamo? Vuole più ordine, più disciplina, più lavoro e meno piaceri. Perfetto! Ma non sono stati né l'ordine né la disciplina a rendere grande la Francia, è stato il suo genio immortale per l'improvvisazione! Abbiamo improvvisato la rivoluzione e l'abbiamo vinta, abbiamo improvvisato la guerra mondiale e l'abbiamo vinta.»

Una curiosità di poco conto: sotto forma di annotazione al diario di Franzi anche in questo libro troviamo la famosa citazione erroneamente attribuita a Voltaire, stavolta in inglese: «I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it!». In realtà è una frase tratta da Gli amici di Voltaire di Evelyn Beatrice Hall, del 1906.

L'importanza dei temi trattati e le posizioni prese dall'autore in tempi insospettabili, quando pochi avevano ancora il coraggio e la lungimiranza per farlo, l'intreccio ammaliante e la scrittura limpida collocano Una viennese a Parigi indubbiamente fra i classici del Novecento, fra le letture intramontabili.